L’editoria
italiana, specie quella più piccola, all’indomani del voto di fiducia della
Camera sulla manovra economica, si sveglia e scopre di avere sulla propria pelle
delle macchie color sangue. Si fa presto a guardarsi allo specchio e capire che
quelle macchie altro non sono che metastasi (come le chiamerebbe Di Pietro). Si
chiude. Spettacolo finito. Altro che riforma del settore.
Si poteva
fare meglio. Si doveva fare meglio. Non è possibile che in un paese democratico
il pluralismo venga sbeffeggiato con un decreto legge ed approvato a colpi di
fiducia. Non funziona così in Europa, dove lo stesso Parlamento ha più volte
ricordato nel corso degli anni che il mercato da solo
non garantisce il pluralismo.
Tagli a tutti, è vero. Questa volta Tremonti non ha
fatto sconti a nessuno. Ma l’editoria andava trattata in altro modo. Il Ministro
del Tesoro non ha tenuto conto che la materia andava trattata a parte e discussa
in Parlamento. E così tagliando tagliando si scopre che se il decreto dovesse
essere approvato dal Senato senza modifiche rischieremmo di ritrovarci in un
regime di quasi monopolio, con solo poche testate: Corriere delle sera,
Repubblica, Stampa, Sole 24ore e poche altre».
Chissà se questo Tremonti lo sa. Di sicuro lo sanno
Grillo e Travaglio che addirittura spopolarono appena due mesi fa nelle piazze
italiane per raccogliere le firme per l’abolizione dei contributi all’editoria.
Sono curioso di vedere le loro facce ora. Dai loro blog tutto tace. Si parla di
altro. Chissà a cosa penseranno sotto l’ombrellone. Di sicuro avranno meno
giornali da leggere. Ma in cuor loro sono certo che speravano in una fine
diversa della vicenda. Sarebbe da stupidi non pensare diversamente.
La frittata ormai è pronta. Un vecchio proverbio dice:
“chi ha avuto ha avuto….chi ha dato ha dato”.
Addio al pluralismo della carta stampata. Ci resterà
solo la tv (ancora per poco). Anche lì i giochi sono fatti. I piccoli
scompariranno e i grandi diventeranno dei giganti.
Fra pochi anni saremo tutti standardizzati. Alla
faccia dell’art.21 della Costituzione.
Ivan Zambardino