un gruppo di opinione: basterà che una persona abbia lasciato un ”mi piace” su una pagina di un politico o di un’attività affine a quella cercata perché compaia nei risultati restituiti dal motore di ricerca. Ovviamente il principio può essere esteso ad ogni campo: si può cercare il ristorante preferito dai vegetariani di Roma, oppure il film più popolare tra i teenager di Milano. Ma si possono esplorare anche le relazioni, scegliendo di individuare persone in base ai rapporti umani, familiari, lavorativi, affettivi. Se l’informazione non dovesse essere disponibile, il motore di ricerca rimanderà la domanda effettuata a Bing, il search engine tradizionale di Microsoft, con il quale da tempo Facebook ha stretto alleanza. Si tratta dunque di un servizio decisamente innovativo, che completa l’attuale ricerca di Facebook, che accetta come input solo nomi e cognomi. La comprensione della lingua naturale è già di per sé una novità rilevante: le domande infatti potranno essere poste per intero, piuttosto che per parole chiave come con i normali motori di ricerca web tipo Google. Graph Search, però, è anche e soprattutto un potente strumento per il marketing, che mette finalmente a frutto l’imponente profilazione di massa compiuta da Facebook negli anni, durante la quale il social network ha raccolto informazioni di ogni genere, dall’età ai gusti musicali alla situazione romantica, di più di un miliardo di persone. Si tratta di una mole di dati senza precedenti, che finalmente possono essere utilizzati anche in chiave commerciale, permettendo ai pubblicitari un utilizzo più ampio del marketing sul social network. Per Facebook si tratta di una questione chiave: l’advertising è infatti il business principale, l’unico settore dove sia riuscita, in qualche modo, la monetizzazione delle attività della società. Secondo i dati ufficiali, infatti, nei primi tre mesi dell’anno, gli introiti da pubblicità sono stati pari a un totale di 1,25 miliardi di dollari, in rialzo del 43% rispetto all’anno prima. In particolare, il giro d’affari derivante da pubblicità su dispositivi mobili è stato pari al 30% della cifra complessiva intascata grazie all’advertising, segnando aumento del 23% rispetto al quarto trimestre del 2012. Con il varo di Graph Search, il marketing – ma anche il giornalismo e l’investigazione in genere – si arricchiscono di un nuovo strumento, utile ad individuare più precisamente persone e connessioni tra persone. A questo si aggiunge un’altra opportunità commerciale: quella di avere un altro spazio pubblicitario da offrire all’advertising: i risultati delle ricerche, infatti, saranno arricchiti da annunci legati al testo della domanda posta al motore, sulla scia di quanto fa da anni Google. Per questo Zuckerberg – che dopo la quotazione in borsa è alla ricerca di nuovi metodi di monetizzazione – non ha esitato, in occasione dell’annuncio, a sottolineare che l’azienda ritiene il campo della ricerca il terzo pilastro di Facebook, dopo i profili e la sezione notizie, già da tempo convertiti in spazi pubblicitari. L’introduzione di Graph non ha comunque mancato di sollevare critiche. Al centro delle polemiche, ovviamente, c’è la questione della privacy: un motore che dà queste possibilità di ricerca, scrutando gusti e relazioni personali, potrebbe trasformarsi – dicono i detrattori – in un potentissimo strumento di ‘stalking’, come qualche testata online americana ha definito già Graph. Una critica rifiutata da Zuckerberg, che già dall’annuncio aveva precisato che il nuovo servizio è in grado di investigare solo tra i dati pubblici degli utenti, nel rispetto delle impostazioni di privacy individuali. Se è vero, diventa il limite del motore: Graph, infatti, vede solo quello che gli utenti vogliono che veda. Né è escluso che, con l’aumentare dei timori sulla privacy, i dati a disposizione del motore di ricerca in futuro diminuiscano ancora. Vista anche l’accresciuta sensibilità pubblica sulla privacy in seguito al datagate, non è un’ipotesi peregrina. Con “Graph Search” per individuare una persona su Facebook non servono più nome e cognome ma basta indicare alcuni tratti salienti, purché ovviamente l’«oggetto» della ricerca sia iscritto al social network.
L’era della regia unica sta per volgere al termine: l’Agcom mette nel mirino la gestione…
Maurizio Gasparri coglie la palla della sanzione Ue a Meta per ritornare sulla vicenda web…
Stangata Ue a Meta: Mark Zuckerberg dovrà pagare 800 milioni, per la precisione sono 797,…
Una recente risoluzione del Parlamento europeo, che alleghiamo, si è espressa sullo Stato di diritto…
Se ne parla tra sette giorni: mercoledì 20 novembre è convocata la commissione parlamentare di…
Manovra, Forza Italia scende in campo per tutelare e sostenere il pluralismo dell’informazione. E lo…