Nel bel mezzo della rivoluzione digitale, in Inghilterra appare un editore deciso a salvare la stampa. Non tutta la stampa, beninteso: soltanto i giornali locali. E non tutti sono certi che finirà per salvarli: qualcuno teme che potrebbe anche definitivamente distruggerli, vista la sua reputazione di brutale tagliatore di costi e il soprannome che gli avevano dato le redazioni sotto il suo potere, ‘Rommel’, come la ‘volpe del deserto’ nazista. Lui avrebbe preferito farsi chiamare ‘Monty’, come il maresciallo inglese che sconfisse Rommel in Africa, visto che il suo nome è David Montgomery, ma i giornalisti ritennero più giusto chiamarlo come il tedesco, “perché Monty era uno dei nostri e l’altro invece era il nemico”.
Ciononostante, l’iniziativa di ‘Rommel’ Montgomery riceve oggi l’attenzione dei media britannici. L’ex-direttore del News of the World (il tabloid domenicale di proprietà di Rupert Murdoch) ed ex-amministratore delegato del Daily Mirror (un altro tabloid londinese) ha messo insieme una cordata per rilevare una della maggior catene di testate regionali del Regno Unito, in tutto 100 giornali e 60 siti internet, ribattezzata Local World. I più noti sono il Cambridge Evening News, il Leicester Mercury e l’Hull Daily Mail. In tutto hanno un valore di 100 milioni di sterline: nel 2011 hanno avuto un fatturato globale di 273 milioni con 21 milioni di profitti. Cifre che sembrano un certificato di sanità, ma che
nascondono un precipitoso declino, se Montgomery si è aggiudicato la maggioranza del gruppo con un investimento di appena 52 milioni, quando appena sei anni fa lo stesso gruppo era stimato un miliardo e mezzo di sterline.
Anche la stampa locale inglese, infatti, ha subito i duplici colpi della rivoluzione di internet, che porta via lettori attirandoli gratis sul web, e della crisi economica, che ha fatto diminuire la pubblicità. Montgomery, tuttavia, è ottimista: “Non ho perso fiducia nella stampa”, afferma. Per poi precisare: “In quella locale, di cui ci sarà sempre bisogno. La gente vorrà sempre informazioni su quel che succede nella propria cittadina, nel proprio quartiere, e non saranno Google o Yahoo a dargliele”. Il 64enne editore pensa di riuscirci sia stando su tutte le piattaforme disponibili – carta, internet e tablet – sia risparmiando fortemente sui costi. Come? Abbandonando il tradizionale modello di giornalismo, per impiegare piccoli team di lavoratori altamente flessibili, capaci di un multi-tasking che comprende di tutto, raccogliere notizie, elaborarle, dare una mano all’intera fattura del giornale, sotto ogni aspetto. Insomma senza più divisioni del lavoro tra giornalisti e tecnici o staff, forse senza nemmeno considerare davvero come dei reporter i suoi dipendenti.
Una prospettiva che nelle redazioni dei suoi 100 giornali locali provoca forti timori. Ma di preoccupazioni ne avrebbero in ogni caso, a cominciare da quella di dover chiudere, visto che vendite e pubblicità continuano comunque a calare.
Le previsioni sulla nuova impresa lanciata da ‘Rommel’ sono difficili. Anche il suo precedente progetto era partito con grandi ambizioni: nel 2000, fondato il gruppo Mecom, Montgomery ha comprato più di 300 testate in mezza Europa, dalla Germania alla Polonia all’Olanda, ma nel 2008 ha dichiarato una perdita di 944 milioni di sterline e ha venduto tutti i suoi giornali tedeschi, incluso il Berliner Zeitung, cosicché lo scorso anno gli azionisti lo hanno costretto a dimettersi. Ora la “volpe del deserto” torna alla carica, ma a casa propria.