GOVERNO PRONTO ALLA STRETTA SULLA PUBBLICAZIONE DELLE INTERCETTAZIONI

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Il governo potrebbe presentare un emendamento al disegno di legge intercettazioni, con una stretta alle pubblicazioni per arrivare a una maggiore tutela della privacy.
È quanto si è appreso, mercoledì 11 aprile, da ambienti parlamentari, dopo l’incontro tra il ministro della Giustizia Paola Severino e i rappresentanti del Pdl. L’idea sarebbe quella di riprendere il testo Bongiorno, attualmente fermo alla Camera e introdurre alcune correzioni. Una modifica potrebbe arrivare anche sul meccanismo delle autorizzazioni a intercettare.
«Nessuna stretta», hanno invece assicurato fonti governative. L’alternativa «al massimo» sarà il ritorno alla normativa attualmente in vigore.
Giulia Bongiorno (foto) nell’ottobre 2011 si era dimessa da relatrice del ddl. Un gesto forte, per protestare proprio contro la decisione del governo di dare parere favorevole all’emendamento Pdl per rendere impubblicabili gli «ascolti» fino al momento dell’udienza filtro (quella che manda al macero il gossip non penalmente rilevante). «Questa è una legge che preclude la possibilità di dare notizie dilatando a dismisura i tempi di pubblicazione», aveva commentato Bongiorno. «Ci sono voluti due anni per arrivare a un accordo condiviso e adesso, allo schioccare di dita del premier, quell’accordo è saltato. La legge così è inaccettabile».
Il Pdl è quindi tornato a incalzare sulle intercettazioni. Nel secondo giro di consultazioni con i partiti Severino ha illustrato le proposte di modifica che ha intenzione di presentare alla Camera il 17 aprile. Il Guardasigilli ha mostrato per la prima volta le bozze degli emendamenti del governo al ddl anticorruzione.
Il ministro avrebbe strutturato il suo intervento in una ‘piramide’ di reati contro la pubblica amministrazione, con al vertice la concussione ‘per costrizione’, con la pena attualmente prevista, di 12 anni. Mentre più bassa dovrebbe essere la pena (si ipotizzano sei anni), della concussione ‘per induzione’, per la quale verrà punito sia il concusso che il concussore. Dovrebbe aumentare, poi, la sanzione (e dunque anche i tempi di prescrizione) per la corruzione in atti giudiziari: dagli otto anni attuali, a 10 anni.

«Ci sono delle proposte che condividiamo. Aspettiamo di vedere i testi definitivi per dare il nostro contributo», ha detto prudente Niccolò Ghedini.
Infine, la responsabilità civile dei magistrati. Il Pdl è pronto a rivedere la disciplina ferma al Senato, ma chiede di agire per rendere più efficace la normativa in materia. ‘Si discute di ammissibilità, di rivalsa, di tipizzazione delle responsabilità e di filtri’, spiega un pidiellino. E cita l’esempio della rivalsa dello Stato verso il magistrato: si potrebbe passare, secondo il Pdl, dall’attuale 1/3 dello stipendio, a 2/3 o al 50%.

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