GOVERNO, PRESENTATO DDL SULLO SVILUPPO DELLA BANDA LARGA. STANZIATI 800 MLN DI EURO

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Il 2 luglio, il Governo ha presentato un disegno di legge (AC 1441) recante “Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”. L’articolo 14 prevede un finanziamento di 800 milioni per l’adeguamento delle reti di comunicazioni elettronica nelle aree sottoutilizzate, e reca una delega al Governo per il riassetto del quadro normativo in materia di realizzazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica a banda larga.
L’intervento, che si pone all’avanguardia in Europa, si avvarrà delle tecniche di finanza di progetto, nella logica auspicata dalla Commissione europea della Public private partnership, che, con una dotazione di 800 milioni di euro per il periodo 2007/13, applicherà un modello innovativo di stimolo e sostegno alla capacità del mercato di sviluppare interventi infrastrutturali sulla banda larga o larghissima, in particolare a favore delle zone in digital divide.
Il modello è quello del project financing su gara e per reti aperte. Ogni euro che il Governo investirà sarà sui progetti giudicati più virtuosi per lo sviluppo della Banda larga e permetterà di favorire tutti quegli operatori intenzionati seriamente ad investire in progetti di questo tipo. Infrastrutture che, una volta costruite, saranno vantaggiosamente messe a disposizione del mercato.
Tale intervento comporterà naturalmente che chiunque usufruisca di tali fondi lo potrà fare solo se il proprio assetto imprenditoriale garantisca per la gestione della propria rete condizioni reali e puntuali di trasparenza, parità di trattamento e di tutte quelle garanzie regolamentari derivanti dai principi comunitari e nazionali per l’accesso della concorrenza ai propri asset, in particolare, se in condizioni di significativa concentrazione. In tal senso, guardiamo con molta attenzione al dialogo in corso tra l’Autorità e Telecom Italia sugli impegni relativi al temi della separazione della Rete.
Le modalità di intervento pubblico previste nel DDL rispetteranno i principi regolamentari e normativi che la Commissione europea ha enunciato: gara aperta; accesso facilitato in modalità wholesale; effetti sui fornitori e sugli operatori di infrastrutture esistenti; distorsioni di concorrenza e gli effetti sugli scambi limitati in modo che il bilancio globale sia positivo; limitazione della discrezionalità a livello tariffario; neutralità tecnologica; eventuale previsione di un meccanismo di recupero degli utili in eccesso (clawback). “Compito del governo non è quello di sostituirsi agli operatori, bensì quello di creare le condizioni di politica industriale che massimizzino le opportunità per i cittadini e le imprese” ha sottolineato Paolo Romani nella relazione alla Camera il 10 settembre scorso.
Fabiana Cammarano

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