GOOGLE SFIDA L’ELISEO SUI TRIBUTI

0
552

E’ difficile condividere quel che afferma la Francia (e non solo la Francia) quando tenta di legiferare in materia di Rete. Ora sta tornando “all’attacco” contro Google, il quale trarrebbe ingenti profitti dai link sponsorizzati grazie ai risultati contenenti link ai giornali francesi e vorrebbe impedire questa attività per legge.

La questione non è affatto nuova ed è pretestuosa oggi come lo è stato in precedenza. Un piano assolutamente risibile, non meglio di quello della Germania e peraltro neppure nuovo anche in Italia, dove a suo tempo c’è stata un’onda anomala che ha riscosso l’attenzione di personaggi come lo stesso De Benedetti, senza che per questo abbia avuto alcun senso né alcuna efficacia. Del resto, leggere il titolo o il catenaccio indicizzati da Google non è in alcun modo equivalente a leggere la notizia.

Non è male ricordare, in proposito francese, l’assoluto insuccesso della triestemente famosa legge dei tre schiaffi, il nome con cui in Rete si conosce la Hadopi, che dopo tanti squilli di tromba si è rivelata un assoluto fallimento.

Le ultime rimostranze francesi che hanno fatto sorridere mezzo mondo sono quelle lanciate in direzione di Facebook, contro il quale le autorità sono convinte di vincere una battaglia persa in partenza, con il ridicolo pretesto dei messaggi personali che gli utenti stessi hanno reso pubblici.

Ora la Francia torna alla carica – si, torna, l’aveva già fatto – sulla questione dei giornali aggregati da Google News, e qui è innegabile anche una certa dose di falsità che ormai non sfugge più a nessuno, peraltro non diversa da quella ostentata da altre realtà dell’editoria quotidiana, compresa quella italiana.

Nel 2010, se non altro, il sindacato stampa francese aveva espresso un’intenzione che era l’unica adducibile come giustificazione plausibile, ossia quella di creare un aggregatore alternativo. Ciò ammette, almeno, l’importanza dello strumento di aggregazione.

Stavolta no: stavolta il ministro della cultura, Aurelie Filippetti, si è detta favorevole a una legge che impedisca l’aggregazione e l’indicizzazione sic et simpliciter.

A questo punto forse sarebbe bene che Google, senza porre altro tempo in mezzo, dalla sera alla mattina eliminasse completamente l’aggregazione di qualunque giornale francese. Indubbiamente perde traffico anche Google, ma l’effetto boomerang che provocherebbe, molto probabilmente, farebbe presto a far rientrare gli allarmi.

Sarebbe da vedere, infatti, dove i signori giornali andrebbero a prendersi i quattro miliardi di click che Google News regala loro senza che essi alzino un dito. Oggi il lettore affezionato che visita un giornale online a partire dalla Home Page è un’utopia: questo risultato lo si ottiene solo con le App dedicate, perché esse obbligano l’utilizzatore a una navigazione “guidata e controllata” (sottraendogli una notevole quota di libertà, tra l’altro). Ma il grosso del traffico, la stragrande maggioranza del traffico, deriva dal reperimento dei propri articoli in seguito ad aggregazione o a ricerca.

Eppure il concetto è semplice, talmente semplice da non poter credere in nessun modo che gli editori non lo riescano a comprendere. Dunque, sotto ci deve essere qualche altra cosa: per esempio l’accarezzare l’idea di chiudersi tutti dietro un paywall, oppure quella di rendersi leggibili solo con delle App dedicate (che tarpano le ali, appunto, sulla libertà di navigazione), oppure i signori editori – consapevolmente o meno – sono leve mosse da altri interessi, come quelli di “punire” Google perché la propria contabilità, essendo in Irlanda, sfugge alle grinfie locali delle tasse.

In qualunque caso, si preparino all’ennesimo tonfo: Google non fa nulla di illegale nell’avere residenza fiscale in Irlanda, dunque su questo non si riuscirà a smuovere nulla. E se lo faranno “arrabbiare”, costringendolo a non aggregare, i signori editori dovranno confrontarsi con quattro miliardi di click in meno che non rientreranno da nessuna parte, né in visite dirette, né – men che meno – in pubblicità, che tra l’altro c’è solo sulla ricerca ma non su Google News.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome