Il servizio di ricerca personalizzato di Big G “Search Plus Your World” è già al centro di alcune polemiche cavalcate dalla concorrenza.
Il team di Montain View ha da poco annunciato un canale alternativo al sistema di ricerca tradizionale volto a sfruttare i dati acquisiti (foto, post, persone) attraverso il neonato social network, Google Plus. Gli utenti dotati di un profilo, cliccando in un’area separata, potranno vivere un’esperienza di ricerca che rispecchi in toto i propri gusti, le preferenze condivise con le cerchie di amici oltre alle tendenze più seguite del momento. Una funzione che sembra ricalcare la “social search” basata sui tweet del social network rivale, Twitter, che in una nota ufficiale ha espresso sconcerto per le novità introdotte da Google: “Per anni, le persone hanno fatto affidamento su Google per ottenere i risultati più rilevanti ogni volta che volevano trovare qualcosa su Internet. Spesso, queste persone vogliono sapere qualcosa di più sulle cose che succedono nel mondo e sulle notizie più recenti. Twitter si è rivelato uno strumento essenziale per avere informazioni in tempo reale […]i profili di Twitter e i singoli messaggi sono spesso i risultati più rilevanti. Siamo preoccupati dal fatto che i cambiamenti apportati da Google possano rendere più difficile il reperimento di queste informazioni da parte di tutti. Pensiamo sia una brutta cosa per le persone, per gli editori, per chi si occupa di informazione e per gli utenti di Twitter”. Le perplessità sollevate sono state però respinte subito al mittente dai vertici di Big G con una risposta secca: “Siamo un tantino sorpresi dal commento di Twitter a proposito di Search plus Your World, perché hanno scelto loro di non rinnovare l’accordo con noi la scorsa estate e da allora abbiamo osservato le loro istruzioni di rel=nofollow”.
Il riferimento è all’intesa del 2009 firmata dagli allora partner Google e Twitter allo scopo di far comparire tra i risultati indicizzati dal motore di ricerca le notizie “twittate” in tempo reale sull’omonimo servizio di microblogging. Una partnership che stesso Twitter avrebbe deciso di non riconfermare più quest’estate, vedendosi rifiutare la richiesta pari a 100milioni di dollari rilanciata a Mountain View come contropartita per mantenere attivo il servizio Google RealTime.
Il problema dell’esclusione automatica dei contenuti della concorrenza dalla ricerca social di Google è stato etichettato come falsa questione anche da uno degli ingegneri del gruppo, Ben Gomes: «ll punto è che noi abbiamo accesso solo ai contenuti su Google. Siamo aperti ad altri contenuti, ma per garantire un accesso sicuro e costante, possiamo fornire quello che c’è in Google e di cui conosciamo le impostazioni sulla privacy». Più dirette sono le parole del responsabile delle strategie di ricerca, Amit Singhal: «Facebook e Twitter e altri non ci permettono di fare una scansione profonda dei loro servizi e di immagazzinare i dati. Google+ è il solo network che fornisce un servizio così costante».
Tuttavia alcuni punti interrogativi rimangono aperti e riguardano la trasversalità del servizio offerto da Google. Il fatto che il numero uno del search engine sfrutti il traffico generato dai propri algoritmi di ricerca mediante una sorta di “osmosi” (fino ad un certo punto opzionale) con l’anima social di Google Plus e nel rispetto di regole per l’ottimizzazione dei risultati delle query (SEO) da lui stesso stabilite, potrebbe influire non poco sulla trasparenza di certe dinamiche di concentrazione sul mercato. Specie se la logica del Pagerank e dei link sponsorizzati sarà parte integrante anche del nuovo servizio di ricerca social annunciato da Google.
Manuela Avino
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