Non c’è pace nel mondo dei social social network. Mentre Facebook faceva il suo altalenante esordio a Wall Street, altri eventi meno rumorosi accadevano nell’universo dei social network. A cominciare da una nascita in sordina e da una diagnosi di grave malattia che riguardavano, rispettivamente, Microsoft e Google. A Redmond infatti hanno apposto il fiocco sulla culla di So.cl, piattaforma per l’interazione e la condivisione destinato agli studenti. Mentre l’istituto di analisi RJMetrics ha diffuso i numeri di una ricerca sull’engagement delle principali reti sociali, decretando il sostanziale fallimento di Google+.
Fiasco+? Centosettanta milioni di utenti sono tanti ma non vogliono dire un granché se poi questi non passano il loro tempo online sulla tua piattaforma. Da tempo il sospetto su Google +, era che la registrazione fosse coatta (imposta dalle nuove policy del gruppo) e la partecipazione effettiva molto scarsa. Un’analisi di RJMetrics, pubblicata nei giorni scorsi, conferma ora l’ipotesi: le pubblicazioni per singolo utente sono poche, molto il tempo che intercorre tra un post e l’altro e scarsissima l’interazione coi contenuti e con gli altri profili aggiunti nelle ‘cerchie’. Dei 40 mila account monitorati dall’indagine, un terzo non ha pubblicato più di una volta, il 15 per cento non è arrivato al sesto post, la media tra un post e l’altro è addirittura di 12 giorni e i contenuti non hanno generato in media nemmeno un ‘+’ (equivalente dei like su Facebook). Insomma un disastro, engagement bassissimo e nessuna speranza di insidiare non solo la creatura di Zuckerberg ma nemmeno i più pimpanti Twitter e Pinterest, che a parità di anzianità crescevano più rapidamente di Google+ quanto a coinvolgimento progressivo degli utenti. Da Mountain View comunque provano a difendersi: la spiegazione dei deludenti numeri di RJMetrics starebbe nel fatto che il monitoraggio è stato effettuato solo sulle conversazioni pubbliche, ipotizzando che in modalità privata si instauri un coinvolgimento maggiore.
So.cl. Prendi un motore di ricerca e socializzalo, poi prendi Facebook e potenziane il motore di ricerca. Queste due mosse centripete sono state compiute negli ultimi giorni da Microsoft, prima con Bing che dà maggior rilievo ai risultati che provengono dai social network, poi con So.cl (si pronuncia “social”) che dopo un periodo di rodaggio nelle università statunitensi è diventato aperto a tutti. Si tratta di un progetto sperimentale di ricerca socializzata, nel senso che una delle speranze che covano a Redmond è che gli utenti decidano di condividere le proprie ricerche su so.cl o su Bing. Per evitare impicci sulla privacy la condivisione non è automatica ma innescata dall’apposita opzione (secondo il modello opt-in indicato dalla Commissione europea per le pratiche dei social network) e la comunicazione della propria attività online non è condizione necessaria per utilizzare la piattaforma. L’attività su so.cl parte, o dovrebbe partire, dagli interessi dell’utente intorno a cui poi costruire piccole o grandi comunità che interagiscono in modalità 2.0. Tra gli aspetti che più differenziano la nuova creatura da Facebook c’è il ‘video party’ e cioè la possibilità di vedere con altri utenti amici i video su YouTube (presto arriveranno anche altre piattaforme di video sharing) e di commentarli insieme. Il progetto, nato con l’obiettivo dichiarato di far breccia tra gli studenti, è stato proposto come uno strumento per segnalare link, mettere in comune slide e risorse di ogni tipo, su tutte le ricerche. Nella presentazione viene espressamente detto che il progetto non è in competizione con Facebook, Twitter e Google+ anche se l’affermazione non trova molto credito presso gli analisti che vedono nel nuovo servizio di Microsoft un concorrente – più o meno temibile – per le piattaforme più usate, non solo dagli studenti.