“Non esiste la sconfinata prateria di internet dove tutto è permesso e niente può essere vietato, pena la scomunica mondiale del popolo del web. Esistono invece leggi che codificano comportamenti che creano degli obblighi che ove non rispettati conducono al riconoscimento di una penale responsabilità”. Lo scrive il giudice Oscar Magi per motivare la condanna inflitta il 24 febbraio dal tribunale di Milano a tre dirigenti di Google.
La sentenza fa riferimento al caso del video, pubblicato sul motore di ricerca, nel quale un ragazzo disabile veniva picchiato da alcuni compagni di classe. I dirigenti dell’azienda di Mountain View sono stati condannati a sei mesi con sospensione condizionale della pena per violazione della legge sulla privacy, mentre sono stati assolti dall’accusa di diffamazione.
“L’informativa sulla privacy”, scrive il giudice Magi, “era del tutto carente o comunque talmente nascosta nelle condizioni generali del contratto da risultare assolutamente inefficace per i fini previsti dalla legge”. E, ancora, il giudice sottolinea che “Google Italy trattava i dati contenuti nel video scaricati sulla piattaforma e ne era responsabile quindi perlomeno ai fini della legge sulla privacy”.
La condanna aveva scatenato la reazione delle associazioni per la libertà di internet, ma soprattutto le proteste degli Stati Uniti che, attraverso l’ambasciatore in Italia David Thorne si erano detti “negativamente colpiti”. (Repubblica)
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