GOOGLE ADMOB E iAD (APPLE) / LE NUOVE FRONTIERE PER IL MOBILE ADVERTISING

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I recenti trend tecnologici inaugurati da strumenti innovativi come gli smartphone ed i tablet per l’editoria, segnano transizioni importanti anche per l’advertising sulle piattaforme mobili, a cominciare da Google Admob e dal debutto italiano di iAD della Apple.
Con riferimento al secondo dei due colossi citati, iAd si configura come un network di pubblicità mobile per iPhone, iPod-touch e iPod, lanciata da Steve Jobs nel 2010 negli USA. Uno strumento che consente agli sviluppatori di terze parti di integrare nelle proprie applicazioni le rispettive inserzioni pubblicitarie. Un servizio inizialmente concepito per competere con l’analogo offerto da Google AdMob, attivo dal 2006. Di qualche giorno fa è la notizia del lancio da parte di Google dell’SDK di AdMob, la pubblicità di Google mobile, per Windows Phone 7. Un sistema che consentirà agli sviluppatori di inserire gli annunci di Google Adsense all’interno delle loro applicazioni e di controllare dove vengono visualizzati i messaggi e quali tipi di inserzioni verranno mostrate.

Un motivo di interesse analogo merita poi il recentissimo debutto italiano della prima campagna pubblicitaria veicolata attraverso la piattaforma iAd della Apple. E’ quella di Renault, che, in un comunicato ufficiale, non ha fatto mistero di aver voluto sfruttare a pieno la principale caratteristica del servizio, ovvero, l’interattività e la “maneggiabilità” del contenuto. Attraverso il tocco di un semplice banner gli utilizzatori di iPhone e iPod Touch potranno infatti accedere ad una serie di informazioni sul prezzo e sul design del prodotto, usufruendo dunque di un vero e proprio servizio di comunicazione interattiva.
Ma, pregi qualitativi a parte, quali sono i vantaggi in termini di cifre per gli inserzionisti che familiarizzino con un simile sistema? Uno studio Nielsen rileva che mentre una campagna pubblicitaria mandata in onda solo in televisione registrerebbe un tasso di ricordo pari al 38%, con il 17% relativo al nome della marca, con il supporto di iAD per le applicazioni, si salirebbe addirittura rispettivamente ai 79 ed 84 punti percentuali, con un evidente effetto moltiplicatore. Lo spiega in un’intervista al Sole24ore il Presidente dell’Upa Lorenzo Sassoli De Bianchi, il quale parla di un’efficacia duplice perché, da un lato, il messaggio risponderebbe in maniera più mirata ad una scelta sullo stile di vita. Dall’altro, garantirebbe un’esposizione più lunga e per di più (se ne deduce) carpendo l’interesse di chi potrebbe realmente acquistare quel determinato prodotto.

È infatti evidente che per le stesse modalità di fruizione dei messaggi pubblicitari inaugurati dalle applicazioni per iPhone, iPad ed iPod, l’ottenimento delle informazioni realmente utili al consumatore non sarà più passivo (come quello televisivo) o generalista (attraverso la navigazione su web) ma specifico e personalizzato. Google AdMob, iAd ed altre future piattaforme come questa, rappresentano un potente mezzo in grado di offrire agli investitori pubblicitari l’opportunità unica di costruire un profilo dettagliato del consumatore. Il Santo Graal di chiunque intenda promuovere e vendere un prodotto di consumo, a prescindere dal genere e dalla gamma a cui esso appartenga.

Un’opportunità, dicevamo, che soprattutto l’editoria, con i giornali in testa, non possono permettersi di farsi sfuggire. Riuscire a conoscere diverse tipologie di lettori attraverso l’analisi delle applicazioni più scaricate, potrebbe infatti aiutare ad anticipare certi trend di mercato. Una prerogativa indispensabile specie in un contesto così dinamico come l’editoria digitale.
Manuela Avino

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