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Gli Usa fanno sul serio: c’è un piano per smembrare Google

Smembrare Google per rianimare il mercato e ridare senso alle libertà economiche (e non solo): il governo Usa fa sul serio. Il Dipartimento di Stato per la Giustizia ha presentato un piano per ridurre il colosso di Mountain View a trance, per scorporare rami d’azienda in aziende indipendenti l’una dall’altra. Nello specifico, stando a quanto riporta la Cnn, l’obiettivo del governo Usa sarebbe quello di scollegare il motore di ricerca dal browser di Chrome, dal negozio di app Google Play e dal sistema operativo Android. Un modo efficace, secondo i funzionari Usa, per divellere il sostanziale monopolio (riconosciuto proprio dai giudici Usa ad agosto scorso) di cui Mountain View s’è resa ricchissima protagonista. La strategia così immaginata farebbe saltare quel circolo vizioso (ma virtuoso per Google) che consente al gigante di occupare posizioni dominanti nei mercati del software e della pubblicità. Non sarebbe la prima volta che in America si arriva a tanto, era già accaduto negli anni di At&t, il gigante della telefonia poi trasformato nella più piccola e gestibile Blue Bell. E non sarebbe nemmeno la prima volta che accade sul campo digitale dal momento che, in Cina, le autorità hanno provveduto – già diversi anni fa – a smantellare in singole aziende indipendenti il colosso e-commerce di Alibaba. Cogliendo, con un solo provvedimento due obiettivi: togliere potere e rimescolare le carte del mercato digitale, altrimenti dominato dall’Amazon asiatica, da un lato e togliere potere non solo economico ma prettamente politico al suo guru-fondatore, Jack Ma di cui s’è favoleggiato, per molto tempo, di chissà quale fine oscura avesse fatto. Il tema è tutt’altro che ipotetico e periferico. Perché se Google sta già montando un caso, gli Stati Uniti hanno deciso di rimettere in riga gli Over the Top. Che, oltre a fatturati da capogiro, hanno conquistato negli anni poteri e facoltà che, talora, sembrano travalicare persino le funzioni pubbliche. Cosa di cui, con difficoltà e con estremo ritardo (ma, come dice il detto meglio tardi che mai) anche le istituzioni finalmente hanno riconosciuto.

Luca Esposito

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