Ha tante cose da fare l’Agcom. Non solo la regolamentazione del bando per le frequenze tv (ex beauty contest). L’Autorità deve anche disegnare i paletti del diritto d’autore nella rete. L’arduo compito avrebbe dovuto farlo la “scorsa” Agcom.
«L’Agcom saprà conciliare il diritto alla libera circolazione del pensiero sulla rete nelle nuove forme della tecnologia col diritto d’autore. Posso assicurare che prima della fine del mandato, il Regolamento verrà messo all’ordine del giorno del Consiglio e adottato», ha dichiarato mesi fa l’ex presidente Calabrò.
Poi non si fatto nulla. Avrà influito il fermento europeo anti-Acta, oppure sono mancati gli strumenti legislativi, o forse il tempo era scarso. Fatto sta che l’Autorità non ha deliberato nulla in materia. «Noi non ci sentiremo tenuti alla deliberazione del regolamento, pur così equilibrato, che abbiamo predisposto e messo a punto con ampia consultazione. Faciant meliora sequentes», affermò Calabrò.
E la “patata bollente” è passata all’Agcom guidata da Cardani. E quest’ultimo dovrà gestire anche la pressione degli Usa. Infatti nella “International Piracy Watch List” del 2012 l’Italia è sorvegliata speciale, insieme alla Cina, alla Russia, alla Svizzera e all’Ucraina.
Si tratta si una sorta di lista “nera” con cui si invitano dei determinati Stati ad adottare un regolamento antipirateria. Gli Usa sono molto decisi nel combattere la pirateria. E siccome la rete non conosce confini, anche uno Stato al di là dell’Oceano può dare fastidio ai produttori statunitensi. Infatti nel dossier si sottolinea che la pirateria italiana danneggia i creatori di contenuti (che siano testi, musica, film, articoli) sia italiani che americani.
«Che si tratti di registi, discografici o produttori di app, la nostra economia si basa sul principio che la proprietà deve essere rispettata e non rubata. Le nostre industrie danno lavoro a milioni di americani e rappresentano le nostre più competitive esportazioni», ha dichiarato il repubblicano Adam Schiff. Ma non è serto una voce isolata. Negli Usa il problema della pirateria è molto sentito: senza regole di tutela, nessuno sarà più incoraggiato a produrre nuovi contenuti. Infatti hanno adottato l’Acta nell’ottobre del 2011. Mentre l’Europa, complice una vasta protesta popolare, si è tirata indietro.
Ma, come detto prima, nella rete i confini nazionali e geografici non contano. Per tutelare realmente i contenuti servirebbe una regolamentazione internazionale. Ed è proprio questo l’obiettivo degli Usa: la parità di condizioni e l’obbligo per tutti gli Stati (o almeno i partner commerciali) di proteggere la proprietà intellettuale. Pena il depauperamento dell’intera economia mondiale.
Luana Lo Masto
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