Né Sms né chat.
La terza vita dei messaggini inizia con l’icona verde di una cornetta che lampeggia sullo schermo del cellulare: il segnale di posta in arrivo.
Un pugno di bit che corrono via Internet ma hanno l’aspetto rassicurante del caro, vecchio Sms grazie ad applicazioni come «Whatsapp» e «iMessage», software che aggirano i costi dell’operatore telefonico e si appoggiano unicamente alla rete Web.
Nessuna rivoluzione, ma un balzo veloce verso la telefonia del futuro, secondo il New York Times, che intona il requiem per i messaggini di testo a vent’anni esatti dalla comparsa.
Un salto nel vuoto, invece, per chi si occupa di privacy e concorrenza.
Di sicuro c’è che per portare le app sotto i riflettori c’è voluto lo zampino di Apple.
Perché l’ultimo tesoretto lasciato da Steve Jobs è il servizio «iMessage»: un sistema di messaggistica senza limiti di spazio che permette di comunicare con gli altri telefonini della mela.
Niente di particolarmente innovativo: esisteva da almeno un anno.
Ma la svolta è che sull’iPhone 4s «iMessage» è di serie e, di conseguenza, gli oltre 4 milioni di utenti che hanno acquistato il cellulare nella sua prima settimana di vita hanno iniziato ad usarlo senza neppure fare la fatica di installarlo.
(LA STAMPA)