Il presidio si terrà nei giorni martedì, mercoledì e giovedì dal 12 al 28 novembre e vuole essere l’occasione per sensibilizzare il parlamento sui problemi della filiera, sulla crisi delle edicole e sul ruolo centrale che le stesse hanno per la difesa del pluralismo e della democrazia. I Sindacati chiedono a viva voce che verranno mantenute le promesse riguardanti lo sblocco dello stanziamento per l’informatizzazione dei punti vendita e che sia operativo quanto disposto dal Decreto Legislativo 170/2001 riguardo il regime autorizzatorio e di pianificazione nella vendita di giornali e periodici. Si chiedono inoltre interventi contro l’egemonia dei distributori locali che immettono sul mercato prodotti irregolari o già immessi precedentemente e soprattutto si chiede al Governo degli interventi tecnici per favorire la vendita in edicola di prodotti “non editoriali”. Sotto accusa l’aams e la sisal che quando ricevono una richiesta di vendita dalle edicole per gratta e vinci e giochi (superenalotto) o per semplici pagamenti online, spesso la cestinano o la tengono “ferma” nei cassetti per vari paletti burocratici.
Altro nodo irrisolto è quello con la FIEG. Le edicole oggi chiedono a gran voce di rivedere il contratto collettivo ormai da tre anni. Una serie di balzelli che non solo non ricalcano la realtà attuale delle edicole ma dà alle edicole tutti gli oneri e pochi diritti, basti pensare che il contratto ancora oggi prevede per gli allegati un compenso a dir poco irrisorio, e non solo. Gli editori spesso tendono ad utilizzare le rivendite come dei veri e propri bancomat, nel senso che, gli edicolanti, dovendo pagare in anticipo la merce, finanziano “indirettamente” gli editori. Funziona come un circolo vizioso. L’edicolante paga una pubblicazione in anticipo, dopo un mese la rende e gli vengono restituiti i soldi. Questo vale anche per gli allegati, siano essi DVD o altro. E’ ora di avanzare proposte concrete per risollevare il settore. E i sindacati delle edicole devono poter fare la loro parte. Ma finché il Governo e la Fieg non capiranno che la crisi potrebbe essere risolta partendo dai rivenditori allora non basteranno più le tasse a Google e l’aumento dell’iva dei prodotti collaterali…
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