L’onorevole Giuseppe Giulietti (Gruppo Misto) durante una seduta della Commissione Cultura della Camera ha proposto di abbinare all’esame della legge delega al Governo in materia di sviluppo del mercato editoriale e ridefinizione delle forme di sostegno (C. 5270), la proposta di legge da lui presentata recante “disposizioni in materia di contributi in favore dell’editoria e di pubblicazioni periodiche diffuse per via telematica” (5116). Anche questo provvedimento, infatti, è stato assegnato alla Commissione Cultura e prevede:
1) l’applicazione dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) del 4 per cento agli abbonamenti a periodici telematici;
2) l’esenzione dagli obblighi previsti dalla legge sulla stampa (direttore responsabile, registrazione al tribunale eccetera) e sull’editoria per i periodici telematici ed on line editi da soggetti che fatturano per attività editoriali meno di 100.000 euro l’anno, soglia minima uguale a quella prevista dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nel regolamento concernente la prestazione di servizi di media audiovisivi lineari o radiofonici su altri mezzi di comunicazione elettronica, di cui all’allegato A annesso alla delibera n. 606/10/CONS del 25 novembre 2010;
3) l’inserimento di un nuovo limite dei contributi all’editoria legato ai dipendenti. A decorrere dai contributi per l’anno 2012, fermi restando i limiti previsti dai commi 1, 2, 3 e 4 dell’articolo 3 e dall’articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 2010, n. 223, l’importo massimo del contributo spettante alle imprese editrici di quotidiani non può superare 250.000 euro per ogni giornalista e 85.000 euro per ogni poligrafico regolarmente assunti con contratto a tempo pieno alla data del 31 dicembre 2011;
4) che, ai fini del citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 2010, i soci dipendenti part-time sono conteggiati in base all’orario di lavoro prestato, nel senso che due dipendenti a part-time a 20 ore sono computati come un dipendente a tempo pieno. Una diversa interpretazione sarebbe contraria ai fini mutualistici, infatti ci sono casi in cui la cooperativa ha trenta soci in part-time e se il part-time non fosse considerato, dovrebbe licenziare quindici soci per trasformare il contratto degli altri soci in contratto a tempo pieno;
5) l’equiparazione, per quanto riguarda i requisiti relativi alla vendita, alla diffusione e al calcolo del contributo, dei giornali cosiddetti «di partito» ai giornali editi da cooperative di giornalisti;
6) il mantenimento del contributo, nei limiti del 70 per cento dei costi, a chi trasforma la testata da cartacea a on line;
7) per le cooperative di giornalisti, costituite a seguito di crisi di imprese editoriali, sono previste l’esenzione dai requisiti temporali previsti dall’articolo 3, comma 2, lettere a) e b), della legge 7 agosto 1990, n. 250, e la possibilità di subentrare nel contratto di affitto della testata;
8) l’eliminazione dell’obbligo di «rimaturare» il requisito di anzianità di edizione di testata, imposto dal secondo periodo del comma 457 dell’articolo 1 della legge n. 266 del 2005, in caso di variazione a una periodicità inferiore, permettendo così a un quotidiano di trasformarsi in settimanale o a un settimanale di trasformarsi in mensile;
9) la predeterminazione dell’importo del contributo, fissando un limite all’importo che non può superare quello erogato per l’anno 2011;
10) la proroga, a decorrere dall’anno 2012, dei contributi relativi al rimborso di parte dell’abbonamento alle agenzie di informazione alle emittenti radiofoniche e televisive locali che trasmettono informazione, nei limiti di spesa di 10 milioni di euro l’anno;
11) infine, per evitare di ricorrere ogni anno alla legge di stabilità allo scopo di garantire le risorse necessarie al Fondo per l’editoria, si propone di stabilire l’ammontare del fondo in modo pluriennale. Per quanto concerne la copertura del fabbisogno, preso atto che nella legge di stabilità sono stanziati, per il 2012, 138 milioni e 714.000 euro, per il 2013, 147 milioni e 501.000 euro e, per il 2014, 156 milioni e 815.000 euro, tenendo conto che – tolte tutte le altre spese che gravano impropriamente sul Fondo – restano poco più di 53 milioni di euro a fronte di un fabbisogno di 170 milioni di euro (159 milioni di euro per i contributi diretti e 11 milioni di euro per Radio Radicale), si tratta di reperire risorse per 117,8 milioni di euro. Pertanto, si propone di:
a) spostare l’onere dei ratei dovuti alla società Poste italiane Spa, ai sensi del decreto-legge n. 262 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 286 del 2006, pari a 50,8 milioni di euro per gli anni 2012, 2013 e 2014 negli oneri del contratto di servizio universale;
b) raddoppiare il canone di concessione governativa per le televisioni nazionali sia analogiche che digitali (si tratta di circa 45 milioni di euro). In Italia, a differenza dei maggiori Paesi europei, le autorizzazioni per la trasmissione di servizi televisivi sono concesse previo pagamento di cifre estremamente contenute, con un introito da parte dello Stato molto inferiore rispetto a quanto sarebbe possibile;
c) parificare al 21 per cento l’IVA sui gadget non editoriali e culturali allegati alle pubblicazioni editoriali (si tratta, a regime, di circa 22 milioni di euro).