Damilano fa arrabbiare anche i giornalisti Rai. La puntata de Il Cavallo e la Torre non è piaciuta nemmeno al sindacato dei cronisti di viale Mazzini dell’Usigrai che alla vicenda ha dedicato una nota piccata. Il tema è quello centrale della polemica dei giornalisti interni che sono stufi di veder assegnate spazi, risorse e programmi a personalità esterne. Secondo l’Usigrai: “La puntata andata in onda ieri sera de ’Il Cavallo e la Torre condotta da Marco Damilano è stata a senso unico, con un contraddittorio debolissimo, il tutto a una settimana dalle elezioni. L’Usigrai ritiene che il pluralismo nel Servizio Pubblico debba applicarsi anche alle trasmissioni di rete come Il Cavallo e la Torre”.
Ma non basta. Perché l’esecutivo Usigrai ha aggiunto ancora: “E pensare che il conduttore, scelto all’esterno dell’azienda nonostante si potesse contare fra quasi 2000 profili interni, era stato presentato dall’Ad Carlo Fuortes come ’il giornalista più adeguato per ’informare, intrattenere, fornire strumenti conoscitivi, restando fedeli al sistema di valori aperto e pluralista che il nostro Paese e l’Europa hanno saputo sviluppare in questi decenni’”. Il sindacato non ha dubbi: “Ci chiediamo dove fosse il valore del pluralismo in quella puntata”.
Non solo l’Usigrai, però. L’ospitata del filosofo Levy ha fatto infuriare anche i giornalisti Rai di Lettera22 che ha affidato a un comunicato la reazione alla puntata della trasmissione di Damilano Il Cavallo e la Torre. “Dieci minuti di monologo senza contraddittorio, una violenta invettiva contro due forze politiche (Fdi e Lega) legittimamente in corsa per le elezioni politiche di domenica prossima, in aperta violazione della par condicio e in contrasto con l’essenza stessa del servizio pubblico che ha nel pluralismo una delle sue ragion d’essere”.
E l’associazione ha rincarato la dose. “L’ospitata del filosofo francese Bernard Henri Levy nella striscia quotidiana di Marco Damilano su Rai3 La Torre e il Cavallo è contraria a qualsiasi regola di equilibrio e pluralismo ed inaccettabile per chi fa informazione e giornalismo, ancora più grave in prossimità di una consultazione elettorale”.
Polemica che non accenna a placarsi: “Damilano giornalista esterno alla Rai (ingaggiato con un lauto compenso a fronte di quasi 2.000 giornalisti interni e piazzato non a caso davanti al cavallo di Messina a rappresentare l’Azienda) non ha minimamente arginato l’attacco veemente del filosofo francese, neanche quando è arrivato ad affermare che in alcuni casi, cioè quando il voto non corrisponde alle sue preferenze politiche, bisognerebbe abolire la democrazia. Una pessima pagina per la Rai”.
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