Inizia oggi ad Angers, in Francia, il 29° congresso della Federazione internazionale dei giornalisti. L’iniziativa andrà avanti fino a venerdì 10 giugno e coinvolgerà più di 300 delegati a rappresentare i cronisti di tutto il mondo. Nel corso dell’appuntamento di Angers verranno eletti il nuovo presidente e il nuovo Comitato esecutivo della Ifj, ma saranno molti i temi caldi ad essere affrontati.
Si parlerà di sicurezza degli operatori dell’informazione e di difesa e rafforzamento della libertà di stampa. Altra tematica di grande importanza sarà poi quella relativa alla libertà di accesso alle informazioni, ma si discuterà anche di etica, diritto d’autore, diritti dei lavoratori e parità di genere. Un focus speciale sarà dedicato ai colleghi più giovani e alle prospettive della professione giornalistica.
Durante l’apertura dei lavori verrà celebrato il 90° anniversario della fondazione della Ifj, che nacque proprio in Francia nel 1926. Nel corso di questi 90 anni la federazione è diventata la più grande organizzazione di giornalisti al mondo, con i suoi circa 600mila iscritti in 140 Paesi. I delegati provenienti da tutto il mondo prenderanno parte a una marcia commemorativa in onore di Camille Lepage, giornalista francese ucciso nel 2014 nella Repubblica Centrafricana, prima di eleggere i nuovi vertici.
Il segretario generale della Ifj, Anthony Bellanger, ha spiegato l’importanza del ritorno in Francia “per rendere omaggio a quei visionari che hanno contribuito a costruire la solidarietà internazionale tra i giornalisti, ma anche per parlare di come proteggere e migliorare i diritti dei giornalisti in tutto il mondo in un momento in cui il giornalismo vive un attacco senza precedenti”.
Anche la Fnsi ci sarà, e proprio al sito del sindacato dei giornalisti italiani il segretario generale Raffaele Lorusso ha rilasciato alcune anticipazioni: “Si parlerà di diritti e di libertà di stampa nel mondo, ponendo particolare attenzione sulla situazione di quei Paesi in cui la libertà di stampa è negata o messa fortemente a rischio da iniziative di repressione, anche violenta, spesso messa in atto dai governi. I casi dell’Egitto, dell’Iran e della Turchia, senza dimenticare il più recente, quello del Venezuela, un Paese sull’orlo di una guerra civile, dove è stato impedito ai giornalisti di documentare una manifestazione di piazza, richiedono un intervento forte delle istituzioni internazionali”.
Non solo, Lorusso ha sottolineato anche che “non vanno poi taciuti i tentativi di imbavagliare la stampa in atto in Paesi di solida tradizione democratica. Il caso italiano, da questo punto di vista è emblematico. Non c’è soltanto il carcere per i giornalisti, misura che il Parlamento non ha ancora abolito nonostante i numerosi impegni a parole, ma in questi giorni si registra addirittura il tentativo di inasprire le misure detentive. L’aumento della pena fino a nove anni per i casi di diffamazione ai danni di pubblici ufficiali e amministratori locali, recentemente approvata in commissione Giustizia del Senato, costituisce un brutto segnale”.
Proprio su questo la delegazione italiana chiederà una presa di posizione da parte della Ifj. Allo stesso modo la Fnsi ha intenzione di farsi “promotrice della creazione di uno sportello internazionale che, in stretta collaborazione con le istituzioni europee e internazionali, consenta di monitorare il fenomeno dei cronisti minacciati e di mettere in atto azioni a tutela delle vittime di minacce e violenze”.
Oltre a tutto ciò, Lorusso ha evidenziato anche l’importanza di interloquire con le istituzioni internazionali “per definire un quadro di regole a tutela del pluralismo e dell’autonomia della professione di fronte a processi di fusione e di concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione che hanno ormai una dimensione sovranazionale. E analoga attenzione sarà riservata ai temi della tutela della segretezza delle fonti, che in molti Paesi si vorrebbe mettere in discussione in nome della necessità di difendere la sicurezza nazionale dalle nuove forme di terrorismo, e dei diritti del lavoro, da riconoscere e garantire universalmente, al di là delle legislazioni internazionali”.
Il tutto perché, ha concluso il segretario generale della Fnsi, “la dignità del lavoro giornalistico, sia se svolto con vincolo di dipendenza sia se svolto in forma autonoma, è un tema imprescindibile perché riguarda la qualità stessa della democrazia. Una vera democrazia ha bisogno di un’informazione libera e autorevole. Libertà e autorevolezza non possono prescindere dal riconoscimento dei diritti e da una retribuzione dignitosa”.
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