L’eco polemica sui fatti di Trapani ancora pare lontana dallo spegnersi. Subito dopo l’annuncio da parte del ministero della Giustizia dell’apertura di un fascicolo sulle intercettazioni che avrebbero coinvolto giornalisti e avvocati in merito a un’inchiesta sulle Ong, sono piovute le reazioni e gli annunci.
Il Partito democratico ha già annunciato l’intenzione di voler presentare alcune interrogazioni parlamentari per fare luce sull’accaduto. Il deputato Stefano Ceccanti (Pd), apprezzando l’iniziativa messa in campo dal ministro Marta Cartabia, ha affermato: “Va espresso vivo apprezzamento per il tempismo con cui il Ministro della Giustizia, come già preannunciato qualche giorno fa, ha oggi dato incarico all’ ispettorato generale di procedere ai necessari accertamenti preliminari rispetto alle intercettazioni disposte dalla procura di Trapani. Come abbiamo segnalato nell’interrogazione sottoscritta da circa trenta deputati Pd che sollecitava tale intervento è infatti in gioco una serie rilevante di diritti costituzionalmente garantiti che vincolano tutti i poteri dello Stato, nessuno escluso”.
Gli ha fatto eco il “collega” al Senato Francesco Verducci: “Depositeremo anche in Senato, come fatto dai colleghi della Camera, un’interrogazione urgente sulle presunte intercettazioni attuate negli ultimi anni dalla procura di Trapani nei confronti di numerosi giornalisti, trascrivendo i contenuti delle loro conversazioni nonostante essi non risultassero iscritti nel registro degli indagati. È molto importante che la ministra Cartabia abbia disposto accertamenti su quanto accaduto, incaricando a riguardo l’Ispettorato generale del Ministero della giustizia. La vicenda è preoccupante anche perchè si inscrive in un clima ossessivo di denigrazione e delegittimazione delle Ong. Desta preoccupazione che siano stati trascritti i contenuti delle conversazioni avute dai giornalisti con colleghi, fonti e avvocati, che non erano indagati. La Costituzione italiana, la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo le supreme corti italiane ed europee tutelano i rapporti confidenziali dei cronisti con chi può fornire informazioni utili per esercitare il diritto di cronaca. Ed è proprio per la tutela di questo diritto che passa il confine tra uno stato democratico e uno che invece non lo è”.
Intanto ha alzato la voce anche l’Usigrai che ha chiesto l’elenco completo dei giornalisti Rai finiti intercettati: “Da quello che ci risulta, tra gli intercettati ci sono anche giornaliste e giornalisti Rai. Chiediamo che venga reso noto l’elenco completo. E che, soprattutto, si spieghino le ragioni per le quali sono state trascritte le loro intercettazioni irrilevanti rispetto all’inchiesta. Insieme alla Fnsi, continueremo a chiedere chiarezza su quanto avvenuto. È una vicenda che non riguarda solo i giornalisti, ma più in generale la tutela delle fonti e il diritto costituzionale dei cittadini a essere informati. Per queste ragioni, chiediamo a tutte le testate e ai programmi di informazione della Rai di tenere i riflettori accesi al massimo su una vicenda che tocca uno dei pilastri del nostro sistema democratico”.
E proprio il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso, intervenendo all’iniziativa organizzata sul tema da Articolo 21, ha tenuto a rimarcare la necessità di fare chiarezza: “Grazie alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, per aver disposto l’invio degli ispettori nella Procura della Repubblica di Trapani. Occorre far luce su una vicenda inquietante e inammissibile. Non basta dire che le intercettazioni saranno distrutte, bisogna chiarire e spiegare perché numerosi giornalisti non indagati per alcun reato sono stati sottoposti a intercettazione, calpestando l’articolo 21 della Costituzione e il diritto alla protezione delle fonti”.
Quindi ha aggiunto: “Il diritto alla segretezza delle fonti è riconosciuto come meritevole di tutela dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. La protezione delle fonti è la chiave di volta della libertà di stampa”.
“L’auspicio – ha proseguito il segretario generale della Fnsi – è che questa vicenda possa rappresentare un impulso per il Parlamento italiano per rivedere la normativa nel senso di dare più protezione alla libertà di stampa e rimuovere gli ostacoli e i bavagli. Occorre non solo garantire la tutela delle fonti, ma anche contrastare le querele bavaglio e abolire la previsione del carcere per i giornalisti. Si tratta di elementi che continuano a rappresentare quello che per la Corte europea è un inaccettabile chilling effect per la libertà di stampa”.
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