Porre fine alla “lupara bianca” contro i giornalisti. Un argine normativo alle querele o citazioni con richieste di risarcimento danni a scopo intimidatorio, situazioni per le quali oggi i potenti non pagano nessuna conseguenza, anche in caso di archiviazione. E’ la pagina nuova del giornalismo italiano, quella che si è aperta stamattina, 16 giugno, presso il sindacato giornalisti della Campania, nell’affollato incontro con il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore e il presidente Fnsi Beppe Giulietti. Insieme a lui Paolo Butturini, responsabile Formazione Fnsi.
Tornati in Campania per affrontare la non meno grave e frequente condizione dei cronisti minacciati dalle mafie, Migliore e Giulietti hanno annunciato anche una serie di misure concrete per liberare il diritto all’informazione dei cittadini dalla morsa sempre più opprimente delle citazioni e querele temerarie, che già tante vittime hanno mietuto, riducendo numerosi giornalisti, anche con venti, trent’anni di carriera, nella condizione di soggetti pignorati, inseguiti dai creditori per debiti che non hanno mai contratto, ridotti praticamente in stato di schiavitù. La morte civile. Una condizione strisciante che, giorno dopo giorno, ti priva dei diritti garantiti a qualsiasi altro cittadino “colpevole”, come te, di aver fatto solo il proprio dovere. Ti guardi indietro e capisci che hanno avuto ragione loro. I corrotti, i mafiosi, quelli che a botta di querele e citazioni milionarie sono rimasti impuniti ad eseguire il destino finale del nostro Paese.
Ma il messaggio, stamattina, è passato forte e chiaro. Per la prima volta nel salone del nuovo sindacato partenopeo dei giornalisti, intitolato a Santo Della Volpe, dietro quel tavolo dei relatori c’è stato un fronte compatto, mostratosi operativo e pronto a combattere: tanto nel rappresentante del Governo, quanto nel massimo esponente della Fnsi.
Non a caso Migliore ha esordito parlando del reato di tortura, per indicare come il sistema “bloccato” delle due Camere, con maggioranze attualmente diverse fra Montecitorio e Palazzo Madama, riesca ancora a tenere ferma una misura indispensabile in qualsiasi paese civile come l’introduzione del reato di tortura. E analogamente avviene con i provvedimenti già in avanzato itinere per rafforzare protezione e sicurezza in favore dei giornalisti che operano “nei territori di guerra” di Campania, Calabria e Sicilia. E con le nuove norme finalizzate a frenare il dilagante fenomeno delle querele e citazioni civili dal potente, inequivocabile effetto intimidatorio.
Riprendendo la proposta avanzata in tal senso della Fnsi, Migliore ha infatti affermato: «accettiamo l’idea che s’introduca l’aggravante di molestie ai danni dell’articolo 21 della Costituzione». E perché ciò possa concretamente, avvenire, «chiederò al ministro – ha aggiunto – la convocazione straordinaria di un incontro per la valutazione di come introdurre l’elemento dell’aggravante».
Sulla portata di un simile provvedimento si è soffermato nei dettagli Giulietti. «Sul fronte delle querele temerarie – ha detto – l’abrogazione del carcere è in quarta lettura al senato, ma l’abrogazione del carcere è poca cosa, perché il punto vero sono le querele temerarie, cioè il fatto che io possa chiederti 10,15, 20, 50 milioni…». Sì, è una lupara bianca, questo ha detto Giulietti scandendo le parole: «io ti sparo con la lupara bianca, ti chiedo 50 milioni di euro sapendo che quasi sicuramente verrà archiviata, ma ti tengo sotto tiro». La sensazione, per noi che affolliamo la sala, è che non sia ancora finita, come credevamo rassegnati fino a qualche mese fa. Perché «per la prima volta nel provvedimento in discussione sulle querele temerarie – ha spiegato Beppe – è stata inserita la possibilità che se la querela viene archiviata, il querelante è costretto a pagare una quota parte». «Ma è ancora troppo debole», riflette il presidente Fnsi, che ha ascoltato con la massima attenzione le testimonianze di cronisti stroncati dalle citazioni milionarie, in primis quelle avanzate da magistrati. E’ ancora debole, sì, «perché in questo momento la norma prevede di quintuplicare le spese legali, ma riguarda tutte le liti temerarie, non solo i giornalisti. Poi c’è il provvedimento sulla diffamazione che prevede l’abrogazione del carcere. E là si deve tentare d’introdurre la nuova norma, come ha detto Migliore, riprendendo la proposta della Fnsi, di inserire l’aggravante di molestie ai danni dell’articolo 21 della Costituzione».
E qui arriva un altro, non meno epocale, ribaltamento di fronte.
«L’aggravante – dice infatti Giulietti – vuol dire che se io intervengo, in sede penale o in sede civile, con una serie di strumenti tesi a impedire il racconto, quello che è successo a tanti di voi cronisti che siete qui, vi sono ulteriori penalizzazioni nel caso in cui ad utilizzare lo strumento delle querele o delle citazioni temerarie è un pubblico ufficiale». Ma questo è «l’esatto rovesciamento dell’emendamento che stavano per far approvare al senato e che abbiamo scongiurato, che prevedeva l’aggravante a carico del giornalista qualora il pezzo fosse sui magistrati o sui pubblici amministratori…».
Una norma capestro, da terzo mondo, che è stata abortita, con enorme vantaggio per il Paese, grazie alla tenacia di giornalisti come Beppe Giulietti. Lui la racconta così: «è stata sfilata a un’ora dal voto! Però vorrei anche che si ricordasse che è stata sfilata non perché c’è stato il Padreterno, è stata sfilata perché tutti voi e la Federazione della Stampa e l’Ordine dei giornalisti sono andati al senato, hanno parlato col presidente, hanno fatto un’iniziativa e a un’ora dal voto è stata sfilata. Questo lo dico perché se no non capiamo che quando si fa un lavoro collettivo, unitario, serio, trovando le sponde delle istituzioni, la battaglia è persa».
A quelli come noi, massacrati da citazioni milionarie di potenti e magistrati, sembra di cominciare a respirare, mentre ascoltiamo il presidente della nostra federazione. Che torna ad esserci, dopo anni, e torna ad essere dalla nostra parte.
Non è un caso che l’incontro sia stato organizzato e accuratamente preparato dai colleghi del nuovoSindacato Unitario Giornalisti Campania (Sugc), primo fra tutti il segretario Claudio Silvestri, che hanno saputo agire d’intesa con lo storico presidente dell’Odg campano Ottavio Lucarelli.
E non è un caso che Giulietti abbia voluto concludere l’incontro con un nuovo, visibile segnale di speranza. «C’è una relazione della Commissione parlamentare antimafia che è importante in questa battaglia, perché l’antimafia ha ascoltato i giornalisti minacciati, ha ascoltato Ossigeno, Libera Informazione e le diverse voci, e alla fine la relazione è stata votata all’unanimità». «E’ un atto ufficiale, in cui si riconosce la realtà di zone sotto tiro, Campania, Calabria, una parte della Sicilia, e si parla alla fine delle misure che si possono assumere». Tra queste c’è il tema della sicurezza, della protezione, dell’accompagnamento del cronisti minacciati. Ma c’è anche il tema delle querele temerarie: «Cioè – ragiona con tutti noi Beppe – il parlamento dice a se stesso che il primo problema sono le querele temerarie».
Il percorso è stato individuato. Dalla Fnsi. Anche dal Governo, attraverso Migliore. E sicuramente dalla Commissione antimafia. «Ora dobbiamo provare a percorrerlo », conclude Giulietti, che si rivolge a tutti i presenti e all’intera categoria in nome dei tanti giovani colleghi dai quali riceve ogni giorno telefonate: « Tanti giovani colleghi chiamano, non vogliono grandi cose. Ma una sì, importantissima, chiedono di non essere lasciati soli. E io una sola raccomandazione vorrei farvi: avendo vissuto la stagione in cui è successo di arrivare il giorno dopo, quello dei funerali, voglio che noi siamo in grado di arrivare il giorno prima, dando una solidarietà in più, assegnando loro almeno quella che io chiamo la ‘scorta mediatica’, adottando le misure necessarie… ma mai più il giorno dopo».
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