Prosegue lo scontro ad Askanews tra giornalisti e direzione. L’assemblea dei cronisti ha rigettato, senz’appello, il piano di riorganizzazione che era stato proposto proprio dagli organismi di direzione dell’agenzia di stampa. Il documento è stato accusato di essere foriero di “confusione operativa” e, soprattutto, di essere figlio di un’idea punitiva nei confronti dei giornalisti stessi che si vedrebbero privati di intere categorie e sezioni dei servizi. I richiami alla resp
Insomma, la questione è apertissima e il clima si fa sempre più rovente. I giornalisti lamentano che il perdurare dello smartworking sarebbe, in sostanza, una “pezza” di fronte al fatto che l’agenzia non ha più una sede redazionale utile e funzionale. E poi rifiutano, decisamente, di vedersi “scaricata ogni responsabilità” rispetto a un piano che “si regge solo sul taglio degli stipendi”.
In una nota, l’assemblea dei giornalisti ha spiegato le ragioni del no alla proposta della direzione: “Dopo aver rifiutato un confronto serio e approfondito su un piano editoriale considerato vago e inadeguato dalla redazione, in un momento estremamente difficile per l’agenzia, in questi giorni nelle mani dei creditori che decideranno se ha un futuro o meno, la direzione sposta i giornalisti e cancella con un colpo di spugna i servizi cronaca, video ed esteri, un unicum nel panorama dell’editoria italiana. La nuova organizzazione crea una grande confusione operativa”.
I rapporti, secondo quanto di legge nel comunicato firmato dai giornalisti e pubblicato sul sito online dell’agenzia, sono ai minimi storici. Il clima di scontro è l’unica certezza, al momento, nella redazione di Askanews. I giornalisti hanno rilevato: “In risposta a una prima richiesta dell’assemblea di un piano editoriale chiaro su cui votare, la direzione ha scelto la linea dura con i giornalisti, varando direttamente un ordine di servizio, con il quale ha ceduto alle richieste di modifica dell’assetto redazionale arrivate dai vertici aziendali. La nostra preoccupazione ora è che questa nuova organizzazione preluda a un ulteriore indebolimento della capacità di produzione giornalistica della testata, in direzione della ricerca di un rafforzamento di prodotti on demand da collocare su altri mercati. La redazione conferma la determinazione a contrastare ulteriori tentativi di slittamento verso modelli produttivi che possano mettere in discussione la parte largamente preponderante dei ricavi aziendali, fondata sul prodotto giornalistico e sulla reputazione della testata sul mercato dell’informazione”.
Ma c’è di più. I giornalisti infatti sottolineano come tutto il piano si regga su un elemento centrale e non sottovalutabile: il taglio degli emolumenti corrisposti ai lavoratori. A fronte di ciò, i giornalisti lamentano oltre al danno anche la “beffa” di vedersi caricati di responsabilità sul trend negativo dell’agenzia. Una circostanza che loro rifiutano decisamente: “Direzione e azienda in questi mesi e in questi giorni moltiplicano i richiami alla responsabilità della redazione in un momento delicatissimo per il piano concordatario, ci sollecitano a non mettere a rischio il nostro futuro. Dimenticano che il piano concordatario si regge quasi esclusivamente sul taglio dei nostri stipendi, che abbiamo assai responsabilmente accettato mesi fa, piano che andrà avanti indipendentemente dalle scelte organizzative, perché non esiste una crisi di mercato peculiare di Askanews, differente da quella del settore produttivo del quale facciamo parte, ma una crisi di gestione aziendale che ha aggravato la situazione dell’agenzia. La redazione respinge il tentativo di scaricare sui giornalisti una responsabilità che non hanno. La redazione, creditrice dell’azienda per milioni di euro, ha messo sul piatto per il salvataggio di askanews quasi otto milioni in cinque anni. Non altrettanto hanno fatto direzione e management, né tantomeno l’azionista di riferimento, che contribuisce al piano concordatario con pochi euro e il “regalo” dell’affitto di un suo immobile vuoto e improduttivo da anni”.
Infine la conclusione: “Questa radicale trasformazione avviene mentre la redazione si trova a lavorare da casa, con i propri mezzi, ormai da nove mesi, a fronte di un trasferimento in una sede romana che è inadeguata ad ospitare una redazione giornalistica e solleva ancora interrogativi sul piano della sicurezza. L’assemblea chiede che la direzione avvii subito un dialogo serrato sull’attuazione del piano editoriale e che l’azienda apra immediatamente un tavolo sulla trasformazione dei contratti in part-time, in attuazione dell’accordo di febbraio scorso, per evitare il sorgere di conflitti potenzialmente devastanti per l’agenzia”.
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