Italia in cerca di nuovi modelli di business nel campo dell’informazione e del giornalismo. Proprio per questo motivo l’Ufficio Stampa della Camera dei deputati con l’Associazione stampa parlamentare e l’Ordine giornalisti del Lazio ha organizzato il convegno “L’Italia cambia. Cambia il giornalismo?“. All’incontro hanno preso parte, tra gli altri, Laura Boldrini (presidente della Camera dei deputati), Mario Calabresi (direttore La Stampa), Marco Damilano (giornalista L’espresso), Stefano Quintarelli (esperto informatico e deputato), Beppe Severgnini (editorialista Corriere della Sera), Santo della Volpe (presidente Fnsi), Roberto Fico (presidente Commissione di Vigilanza sulla Rai), Enzo Iacopino (presidente Ordine nazionale giornalisti), Andrea Camporese (presidente Inpgi e Adepp), Maurizio Costa (presidente Fieg), Luca Lotti (sottosegretario Presidenza del Consiglio con delega all’editoria), Andrea Cabrini (direttore ClassCnbc).
Ad illustrare il caso di Fps Media è il presidente e socio fondatore Gianluca Schinaia, che racconta la nascita della società: “Nel 2009, usciti dalla scuola di giornalismo IFG Carlo De Martino di Milano, avevamo solo un bagaglio di competenze e il nostro ottimismo. A parte questo, 600 euro a testa, che abbiamo deciso di investire in una nuova attività imprenditoriale”. Una scelta coraggiosa, che ha portato alla nascita di una “realtà che fattura mezzo milione di euro l’anno, che ha assunto 8 giornalisti con contratto art. 1, che ha tre dipendenti a tempo pieno e 20 collaboratori in tutta Italia”. Un caso nettamente in controtendenza per quanto riguarda non solo il giornalismo, ma tutto il comparto dell’editoria in Italia. Ma cosa ha dato la spinta al successo di Fps Media? “Etica, passione, sacrificio, umiltà, fratellanza, fantasia, creatività e infine coraggio. Un coraggio figlio della precarietà, che per noi è stato padre della speranza. Sembrerà strano ma oggi i valori possono essere davvero funzionali per far crescere un’impresa”, ha detto ancora Schinaia.
La necessità di un cambiamento ormai è riconosciuta, più o meno, all’unanimità. Un cambiamento che deve guardare anche oltre ai modelli di business per arrivare all’Ordine prima ed ai singoli giornalisti poi. “Se l’Ordine dei Giornalisti vuole sopravvivere, deve trovare il modo di riconoscere la qualifica di giornalista a chi fa davvero il giornalista. Deve garantire standard di qualità, affidabilità, indipendenza”, ha detto Severgnini (clicca qui per l’articolo). Secondo l’editorialista del Corriere della Sera “se noi giornalisti vogliamo un futuro professionale, non basta ripetere di essere indispensabili in una democrazia (anche se è vero). Dobbiamo dimostrarci utili. Chi non è utile, infatti, prima o poi scompare. Di solito, prima”.
In accordo con Severgnini anche Santo Della Volpe ed Enzo Iacopino, che ricordano come sia necessaria una legge di riforma per adeguare la struttura ai tempi. “L’Ordine dei giornlisti deve cambiare – ha detto Della Volpe – con l’aiuto e l’intervento del Parlamento”. Parlando della riforma, Iacopino ricorda che “ogni tanto ci arriviamo vicini”. Ma quali sono le cause di questi problemi del giornalismo? “Siamo troppi, un numero insostenibile”, spiega il presdiente dell’Ordine dei giornalisti. Le cause sono varie, a partire dal numero eccessivo delle scuole di giornalismo, ben 21 in tutta Italia, che “costano una vergogna ai ragazzi”. La soluzione sta in “una riformache preveda un canale di accesso anche per via universitaria” regolando tuttavia il flusso delle iscrizioni all’Albo.
“Il mondo fuori è infinitamente più grande di quello che avevamo vent’anni fa ed è un mondo pieno di opportunità” dice Mario Calabresi, mentre Marco Damilano pone l’accento sul cambiamento di ruolo del giornalista sancito dal web: “Il giornalista era il ‘sacerdote’ delle notizie. La Rete ha definitivamente rotto questa sacralità”.
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