Dopo più di un anno di riflessioni il Times ha deciso: aggiornerà di meno il suo sito web. I giornali, su carta e digitali, sono ben diversi dalle agenzie di informazione, da questa considerazione nasce la scelta di un nuovo modello produttivo
Un quotidiano ha delle caratteristiche ben definite. La battaglia dell’informazione su internet ha favorito la nascita di realtà in cui il confine tra giornali online, siti di notizie e agenzie di stampa si è fatto via via più sottile. Una scelta che sembra più orientata a generare click che a produrre un effettivo valore aggiunto per il lettore.
Anche sul web, infatti, un giornale dovrebbe selezionare accuratamente le notizie e cercare di approfondirle. Cercare di fornire un servizio, insomma, proprio come i cari vecchi, o tradizionali, giornali su carta.
Ne sono convinti i responsabili dell’edizione online del Times e del Sunday Times, che dopo circa un anno e mezzo di riflessioni, hanno deciso di rivedere il modello produttivo in favore delle regole del giornalismo. Per questo motivo i siti che fanno capo al gruppo Times, di proprietà di Rupert Murdoch, non verranno più aggiornati in continuazione, ma solo attraverso tre ribattute (ossia gli aggiornamenti alla prima edizione delle notizie) al giorno.
La decisione sembra piuttosto particolare, ma nasce da un’attenta riflessione che ha portato ha una ferma convinzione: “le notizie ormai sono una merce”. A dirlo è il responsabile dell’informazione web del gruppo, Alan Hunter. Sul web spopola il modello del giornale a ciclo continuo, che in alcuni casi diventa una sorta di aggregatore di notizie che per funzionare non ha bisogno di una redazione professionale.
La direzione intrapresa va totalmente in controtendenza e perciò è stato deciso di mantenere il passo con l’attualità solo se strettamente necessario: l’idea è quella di concentrarsi su veri approfondimenti giornalistici. La prima delle tre ribattute è prevista per le 9, la seconda a mezzogiorno e la terza per le 19. In pratica il sito sarà sempre aggiornato quando i lettori vanno a lavorare, in pausa pranzo, tornano a casa.
In questo modello l’informazione di qualità va di pari passo con la disponibilità dei lettori a pagare per poter fruire dei contenuti. Il Times, infatti, si è già mosso su questa strada creando, a differenza del Guardian o del Sun per fare qualche esempio, un paywall che obbliga a pagare per il singolo articolo o ad abbonarsi.
Una scelta coraggiosa, quella del paywall, che però lo scorso anno ha funzionato generando un fatturato (10,9 milioni di sterline – 13,6 milioni di euro) capace di superare la raccolta pubblicitaria. L’introito, in ogni caso, non basta a coprire i costi del sito del Times e di quello del Sunday.
La decisione, è inevitabile, è stata presa anche per rispondere a questa problematica e quelli del Times sono sicuri del successo. Ma è anche una questione di competizione: ha davvero senso mettersi in concorrenza con un sito come quello di Bbcnews, leader indiscusso in Gran Bretagna con circa 19 miliardi di visualizzazioni di pagina all’anno, che lancia notizie fresche in quantità grazie al supporto (ai contributi) dei sudditi di sua maestà? O invece è più sensato fornire un’informazione di tipo diverso, che possa essere in qualche modo complementare?