Era Paolo Boniauti. «Bisogna resistere ai tagli, facendo capire che l’editoria non è un comodo bacino dal quale pescare pochi milioni. Ci sono fondi dai quali si può attingere ben più comodamente». Così parlò Boniauti, aggiungendo previdente che «i vari ministri dell’economia, Padoa-Schioppa ma anche Tremonti, hanno il ‘vizio’ di tagliare in questo settore». A due anni e poco più di distanza, Bonaiuti che è tornato ad occuparsi di editoria recuperando il ruolo di sottosegretario con delega, sponsorizza i tagli. Tagli più drastici di quelli del governo Prodi (che poi furono ritirati) che ora Tremonti accompagna con la cancellazione del diritto «soggettivo» della stampa di idee e di partito a vedersi riconosciuta un finanziamento certo. Martedì, a parti rovesciate, sarà il sottosegretario del Pdl a dover difendere in commissione affari costituzionali al senato la scelta di condannare a morte decine di testate, il manifesto tra le altre. Nel frattempo un fronte largo si prepara a quella «resistenza» che Bonaiuti ha dimenticato. A ricordargliela è stato ieri il deputato Beppe Giulietti, intervenuto alla conferenza stampa organizzata alla camera dalla Federazione nazionale della stampa e dal Coordinamento dei giornali di idee e di partito. Con lui, indipendente nelle liste di Di Pietro, sono intervenuti parlamentari del partito democratico e anche Marcello De Angelis del popolo delle libertà (direttore del mensile Area ): voci bipartisan che proveranno a farsi sentire nell’occasione del passaggio in parlamento del regolamento sull’editoria. Regolamento che insieme all’articolo 44 della legge 112 (la manovra di Tremonti) anticipa la riforma dell’editoria promessa da Bonaiuti, togliendo di mezzo i giornali che non fanno parte dei medi e grandi gruppi editoriali. Per questo il segretario della Fnsi Franco Siddi ha detto che il sindacato non è disponibile a discutere della riforma se il governo non rimuove il macigno dell’articolo 44. E il presidente Roberto Natale ha aggiunto che la pluralità delle voci messe a rischio dai tagli – dai giornali di partiti opposti come Liberazione e Secolo d’Italia , alle cooperative come il manifesto al giornale della minoranza slovena Primorski dnevnik – dimostra che si tratta di una battaglia di principio «per la difesa del pluralismo informativo». «In tutta Europa ha ricordato Levi – ci sono forme di contributo per la difesa di un diritto universale come quello del pluralismo». Secondo Levi il regolamento Bonaiuti è illegittimo perché va molto oltre la delega ricevuta dal governo. Eppure, ha avvertito il senatore del Pd Vincenzo Vita, dalle tabelle della manovra finanziaria che stanno arrivando alle camere si capisce che i tagli di Tremonti possono andare anche oltre le peggiori aspettative. Non saranno toccati, però, i grandi gruppi editoriali che ricevono la parte grossa del finanziamento pubblico sotto forma di rimborso per le spese postali. «Il problema – ha detto Siddi – è che anche i partiti rischiano di disinteressarsi della sorte dei loro giornali, ma li richiameremo alle responsabilità». «Non vorremmo che i tagli finiscano per risultare comodi al Prc, nostro partito editore – ha detto il cdr di Liberazione , giornale per il quale il segretario Ferrero ha annunciato ‘una ristrutturazione molto pesante’ – ma noi non faremo sconti».
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