Il prezzo medio dei quotidiani è oggi tra 1,00 euro di alcuni, pochi, quotidiani locali ed i 2,00 euro medi de Il Sole 24 Ore. Il Corriere della Sera costa 1,5 euro, come La Stampa, Repubblica 1,4 euro, Il Mattino 1,2 euro. Insomma il prezzo dei giornali negli ultimi anni è aumentato, nonostante la crisi e la sostanziale riduzione del prezzo della gran parte dei beni di consumo. Nel 1980 il prezzo medio di un quotidiano era di 300 lire ed una tazzina di caffè al bar costava 250 lire. La variazione media dei prezzi al consumo dal 1980 ad oggi secondo la tabella di calcolo dell’Istat è stata del 409,70 per cento, facendo una semplice moltiplicazione in assenza il prezzo oggi, lasciando chiaramente invariati tutti gli altri fattori dovrebbe essere pari a circa 0,6 euro. Il prezzo dei giornali ha seguito, fino ad un certo punto, l’andamento generale delle dinamiche dei prezzi legate all’inflazione, ma negli ultimi anni ha subito una importante accelerazione. Eppure i giornali scontano notevoli flessioni nelle vendite e la crisi porta gli italiani a valutare con attenzione come spendere i pochi soldi rimasti. Aumentare il prezzo in maniera significativa di un prodotto che si vende con difficoltà è, quindi, una scelta singolare. Qualche anno faceva audience la teoria del lettore spettatore e il modello della free press, l’informazione la paga l’inserzionista pubblicitario, chiaramente mutuata dal sistema di internet, sembrava pronto ad affermarsi. Rcs, il gruppo Caltagirone da una parte e alcuni editori nati per l’occasione si sono presentati con i muscoli ben riscaldati ai nastri di partenza; un flop totale il cui culmine è la sciagurata storia di Epolis. Passata una moda ed arrivata la crisi, quella seria, i grandi manager del capitalismo italiano sono accorsi al capezzale dei giornali, grandi e piccoli, ed hanno imboccato la strada più semplice per ristrutturare: tagli con il machete al personale. E, dall’altro lato, l’aumento del prezzo per rendere sostenibile l’intero sistema, si dice. Corretto, ma, chiaramente, se si taglia sulle redazioni si taglia sulla qualità del prodotto, insomma per fare l’informazione la risorsa prima ineludibile sono i giornalisti e, quindi, si paga di più un prodotto che vale di meno; qualcosa non quadra sotto il profilo logico, e se qualcuno ha sbagliato i conti qualcun altro, tra qualche anno, perderà l’ennesimo posto di lavoro. Perché arriverà l’ennesimo salvatore di aziende a tagliare i costi.