Giorgio Risi: “Ecco quale sarà il futuro della pubblicità”

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Torino non è una città come le altre. E’ una città magica. Forse è per questo se, oltre a essere quella del Piemonte, Torino è stata anche una delle capitali del cinema. All’ombra della Mole, nei primi anni del Novecento, già si producevano kolossal. E basti pensare a “Cabiria” di Giovanni Pastrone.

Cinema e pubblicità. Qui ha avuto i natali il signore del Carosello, Armando Testa. L’uomo che ha fatto la rivoluzione della reclame in Italia. L’anno che si è appena concluso è stato ricco di produzioni, grazie alla Film Commission. E di pubblicità, grazie all’agenzia di produzione e post produzione, la Giorgio Risi (Ferrero, Vergnano, Buffetti, Lavazza, alcuni dei suoi clienti), realtà torinese che ha chiuso il 2022 realizzando la campagna con Roberto Mancini e Paola Marella (per FacileRistrutturare, sponsor della Nazionale di Calcio). Ed è proprio con Giorgio Risi, produttore da quasi 30 anni, che a Editoria.Tv fa il punto sulla situazione della comunicazione pubblicitaria in Italia.

Risi, a Torino è stato un buon anno per le produzioni pubblicitarie, ma qual è la situazione generale in Italia?

 

“In generale, dopo il Covid, il nostro settore ha avuto una forte espansione su tutto il territorio nazionale. Il blocco del mercato causato dal lockdown, ha spinto le aziende ad un’accelerazione forzata per poter recuperare il terreno perso nei mesi di chiusura. Basti pensare che solo nel digital advertising nel 2021 l’investimento della spesa pubblicitaria in Italia è stata di circa 9 miliardi di dollari”.

 

Tv, web, radio: tre linguaggi per una stessa campagna, ce n’è qualcuno che prevale?

 

“I brand oggi, a differenza di un tempo, devono fare i conti con una platea sconfinata, con target profilati chirurgicamente ospitati in un considerevole numero di scenari mutevoli e in rapida evoluzione.

Oggi se vuoi essere “visto” devi essere in qualche modo presente a 360 gradi. Il web ha stravolto gli schemi in pochi anni dando così vita a nuove forme espressive di comunicazione con conseguenti linguaggi e nuovi media da Instagram, YouTube, Google, Facebook, TikTok e via dicendo. In ogni caso in Italia, e non solo, la tv e la radio continuano ad avere un ruolo importante e fondamentale per comunicare, specialmente a consumatori più adulti. Sono davvero cambiate molte cose nell’ultimo decennio, basti solo pensare alla nascita delle piattaforme televisive che hanno a loro volta stravolto il modo di fruire del mezzo, insomma una vera e propria sfida per tutti noi”.

 

Lei arriva da Armando Testa, qual è l’eredità del “Professore” oggi?

 

“É stato una vera e propria scuola. Il “prof”, così lo chiamavamo, ci ha insegnato a stare “dalla parte di chi guarda”. Quello che ho imparato da lui è stato fondamentale per la mia crescita professionale. La semplicità, la sintesi, quei tratti pop all’apparenza elementari, contenevano tutto: pensiero, strategia, arte e visione. Gli sono davvero grato”.

 

Come sarà il 2023?

 

“Credo un anno di transizione, un periodo dove si prenderanno bene le misure. Difficile fare previsioni di qualunque tipo in momenti come questi, dove le economie del mondo stanno cercando disperatamente i propri equilibri. Spero che ci sia una sorta di riassetto non solo economico, ma anche e soprattutto umano, perché così è un po’ difficile pensare ad un futuro sostenibile”.

 

Il futuro della pubblicità è sul metaverso?

 

“Devo dire che il metaverso mi affascina. L’idea di entrare in un mondo virtuale, vivendo una vita parallela in un’esperienza metafisica credo sia uno straordinario viaggio lisergico. Mi terrorizza invece l’impatto sociale che avrà sulle nuove generazioni e non solo, con tutte le problematiche annesse e connesse. Certo che avere un nuovo mondo in cui poter giocare e muoversi nel tempo e con il tempo è uno spazio perfetto per i brand per poter “pianificare” e comunicare. Sono stati investiti dalle aziende già fior di miliardi per accaparrarsi i posti in prima fila…come dargli torto?”.

 

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