Dunque, i produttori di smartphone e tablet, potrebbero pagare una tassa in più. Non ci sta infatti Gino Paoli ad accettare senza repliche i duri attacchi piovuti verso la SIAE, di cui il cantante genovese è presidente. La sua voce la conosciamo le sue canzoni, vere pietre miliari della musica italiana, alzi la mano chi avrebbe mai immaginato di sentire Gino Paoli usare la voce per una tematica politica. Ma si sa, quando si attacca un ente o comunque un qualcosa che si ha a cuore ecco che scatta la difesa. In particolare, contro la SIAE, si è detto che l’ente è sempre stato una macchina da soldi pagata dagli italiani e che ha spesso levato risorse importanti dal bilancio. Ma ecco che il presidente della SIAE, GinoPaoli, alza la voce, è il caso di dire, per rispedire al mittente tutte le accuse fioccate negli ultimi giorni. In una intervista, Gino Paoli ha ribadito che il compenso per copia privata, che poi è il nocciolo della polemica di questi giorni, non è una tassa, ma la remunerazione del lavoro degli autori. Una sorta di equo compenso, che viene attribuito in cambio della possibilità di effettuare una copia personale di registrazioni, tutelate tra l’altro dal diritto d’autore. La SIAE quindi, giudica positivamente il provvedimento sui prodotti tecnologici che, secondo ancora Gino Paoli, non deve essere a carico di chi acquista ma del produttore, il quale riceve un beneficio per poter contenere sul proprio supporto un prodotto autorale come una canzone o un film. Non la pensano ovviamente allo stesso modo i produttori che minacciano di fuggire via dall’Italia. (Ansa)