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GHIONNI (FILE), TAGLIO A CONTRIBUTI COMPROMETTE SOPRAVVIVENZA

«Per l’ennesima volta l’argomento del pluralismo, costituzionalmente garantito, è stato trattato con un decreto legge. Decreto legge su cui è stata chiesta la fiducia con un maxiemendamento. Espropriando, di fatto, il Parlamento del proprio ruolo di garanzia nell’ambito del processo legislativo. L’esecutivo dovrebbe governare sulla base delle indicazioni del Parlamento. Mentre in questo caso è il Parlamento che esegue». Questa è la posizione del Presidente della File, la «Federazione italiana liberi editori», Enzo Ghionni. «Il taglio ai contributi all’editoria -avverte Ghionni- compromette l’esistenza di centinaia di imprese editrici di quotidiani e periodici non profit. Migliaia di giornalisti e decine di migliaia di poligrafici e lavoratori dell’indotto rischiano di perdere il lavoro. Solo alla nostra associazione sono iscritte circa cento imprese editrici, di cui oltre quaranta editano quotidiani chiuderanno quasi tutti, con buona pace della libertà di informazione e dell’art. 21 della Costituzione. Il taglio non è il frutto di una riforma del sistema, non esiste alcuna progettualità, nessun ragionamento sul pluralismo o sulla tutela delle minoranze. È il frutto -osserva Ghionni- di una semplice sottrazione di risorse e di una norma che impedirà alle imprese l’anno prossimo di certificare i bilanci, requisito per accedere ai benefici di legge. È estranea alla democrazia l’ipotesi in cui i giornali vivono se e solo se il Governo lo vuole, attraverso la copertura delle risorse. La stampa deve essere libera da condizionamenti». «Il pluralismo non è un costo della politica, ma un costo della democrazia. Tutelare le minoranze, le diversità, l’eterogeneità del pensiero non è un esercizio da contabili. È la prerogativa -dice Ghionni- di uno Stato democratico. Noi non chiediamo che tutto rimanga come è. Riteniamo che l’evoluzione tecnologica, le modifiche della domanda d’informazione ed anche il nuovo sistema elettorale richiedano una riforma organica della legge sull’editoria. Ma riteniamo indispensabile che tutto ciò avvenga in Parlamento con un dibattito aperto e trasparente. Azzerare il pluralismo con un decreto legge è un’azione di cui il Governo si deve assumere la responsabilità. Tutta la piena responsabilità».

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