Da un vertice del governo tedesco, svoltosi domenica sera a Berlino, arriva l’ennesima misura legislativa contro la libertà di informazione sul web. Infatti è stato deciso che in Germania i siti commerciali come Google News saranno costretti a pagare una tassa agli editori dei giornali per la diffusione di notizie online.
Divampa la protesta sul web, soprattutto perché allo stato attuale la norma è caratterizzata da incompletezza. Per esempio, non è specificato cosa accade quando in un articolo postato su Facebook compare automaticamente il link della notizia pubblicata da un sito commerciale. E non è chiaro il destino dei blog per i quali è vitale la citazione di contenuti online.
Gli editori difendono la norma, appellandosi al diritto d’autore, che di questi tempi sembra fornire giustificazione a qualsiasi provvedimento liberticida. Hanno scelto una semplice fonte di guadagno, pur essendo consapevoli che, come sottolinea il CEO di Google Eric Schmidt, per il benessere dell’economia è necessaria una stretta cooperazione tra testate e aziende del web . Invece la decisione dell’Esecutivo non potrà che originare situazioni conflittuali tra le parti, a danno della libertà di informazione. In molti credono che a trarre particolari benefici dalla norma saranno soprattutto i grandi editori. La pensa in questo modo anche il celebre blog NetzPolitik.org, il quale ritiene che la norma sia stata scritta dalla Axel Springer AG, la più ricca impresa editoriale tedesca. La Axel Springer ha sotto la sua responsabilità oltre 230 giornali, tra cui Bild, uno dei quotidiani più diffusi in Europa.
Anche quotidiani come Die Zeit e Der Spiegel sono ostili alla nuova legge. Per Die Zeit, il governo vuole limitare il diritto all’informazione per correggere gli errori degli editori, in precedenza convinti dell’impossibilità di ottenere profitti dall’attività giornalistica sul web. Der Spiegel punta il dito contro la mancanza di chiarezza della norma, che se resterà così vaga darà adito a molteplici conflitti giudiziari.
Giuseppe Liucci
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