Le vite degli altri tornano ad essere esaminate sotto la lente d’ingrandimento di matrice tedesca, ma stavolta la spia agisce sul web attraverso un sistema di controllo clandestino su ordine dell’autorità Tedesca che sorveglia le vite dei cittadini., allo scopo di tenere sotto controllo presunti atti terroristici e criminali.
Ma la segretezza del sistema non è durata a lungo, dal momento in cui il Chaos Computer Club, il gruppo di hacker democratici berlinesi che si batte da anni per la difesa della privacy in rete, ha smascherato e denunciato il sistema illegittimo.
Ci è voluta tutta l’abilità intrusiva di un hacker per decrittare il sistema Trojan con cui le autorità deposte davano ordine di penetrare nei computer dei cittadini ed attraverso un keylogger registrarne tutti i dati personali, estendibili anche a file audio ed immagini, nel caso di possesso di webcam.
Questo sistema illegale di appropriazione di dati strettamente personali, denunciato dal gruppo di hacker delle tre «c», riaccende la polemica su quella Germania che fu a lungo stretta nella morsa dello spionaggio nazista e che oggi si propone come una delle democrazie più garantiste al mondo, in netto contrasto con questi ultimi accaduti.
Gli accusati però non si sono tirati indietro ed a seguito di un’inchiesta avviata da Steffen Seibert, portavoce del governo federale, è venuto fuori il nome dell’azienda che ha prodotto il malware su commissione pubblica, si tratta dell’azienda elettronica Assia.
Il fatto al di là degli evidenti risvolti, conduce a due considerazioni paradossali: in primis è singolare che chi intendeva spiare, sia stato a sua volta spiato e denunciato, merito stavolta dei tanto bistrattati pirati della rete e in secondo luogo è altrettanto singolare il fatto che la Germania nella persona dell’autorità della Corte Costituzionale abbia di recente preso posizioni rigide e punitive proprio nei confronti dello spionaggio elettronico, Sarà che temeva la concorrenza?.
Arianna Esposito
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