Perché Gente d’Italia sospende le pubblicazioni

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DI MIMMO PORPIGLIA

Da 16 anni, ogni giorno Gente d’Italia informa voi Lettori su tutto ciò che accade nel mondo. Con commenti, opinioni, reportage e storie scritte dai migliori giornalisti italiani e internazionali. Un giornale indipendente che da voce a tutti coloro che vogliono esprimere il proprio pensiero sui fatti italiani e sui connazionali che vivono fuori dall’Italia, con un occhio particolare sull’Uruguay e sul Sud America

Siamo partiti nel 1999 come “mensile delle grandi firme” trainato da Antonio Ghirelli, Lucia Annunziata, Mimmo Candíto , Gianantonio Stella, Gianni Perrelli, Pietro Mariano Benni, Andrea Pucci, Daniele Mastrogiacomo, Bruno Vespa, Ennio Caretto, Italo Cucci, Mimmo Carratelli, Ciro Paglia, Arturo Diaconale, Pantaleone Sergi: 48 pagine vendute tra New York, Washington, Toronto, Montreal, Los Angeles, Miami… Un successo. Sulle ali dell’entusiasmo Gente d’Italia é diventato poi quindicinale, settimanale, e infine quotidiano… Era il 2003 e da allora siamo stati sempre presenti nelle edicole.

Nel 2005 la “riscoperta”dell’Uruguay e la decisione di stampare l’edizione Sudamerica. Prima con Ultimas Noticias, oggi con Republica. Insieme con loro informiamo ogni giorno – grazie anche al sito web – le collettività italiane del Nord e Sud America.

Sedici anni tra Nord e Sud America, quindi, senza fermarci mai. Approfondendo notizie, commenti e realtà degli italiani nelle Americhe dedicando loro, ogni giorno, pagine e pagine, dopo aver constatato che la maggior parte dei 5 e più milioni dei connazionali che vivono nel mondo si trovi proprio in quest’area.

E’ giunto il momento, peró di guardarci intorno e pensare al “rinnovo”. Come in tutte le aziende che si rispettino. Attenti al mercato e a voi, Lettori.
Rinnovare, ristrutturare… usando sempre più le nuove tecnologie: “ringiovanirsi”, insomma, dare nuova linfa alla redazione, aprire a nuovi mercati…. Anche in vista della nuova legge dell’editoria, sul pluralismo delle voci, presentata nei mesi scorsi dal Pd, e tutt’ora in Commissione Cultura: investimenti alle imprese editoriali, progetti innovativi, per lo più in campo digitale, ristrutturazioni aziendali…

Chi scrive, difensore della carta stampata con 50 anni di professione alle spalle, fondatore, editore e direttore di questo quotidiano ha capito che bisogna “rinnovarsi”, che é veramente arrivato il momento di riflettere sul futuro di Gente d’Italia, di tutte le sue componenti: giornalisti, grafici, amministrativi, e, senza mai abbandonare la carta stampata, dare maggiore spazio alle innovazioni tecnologiche come internet e la multimedialità: strumenti che sono sempre più individualizzati, interattivi e globali.

Guardando soprattutto all’informazione specialistica che non si puó più trattare in maniera astratta e retorica di italianità o di regionalità ma che sappia comunicare in maniera funzionale e specifica le conquiste, scientifiche e sociali dell’Italia. Cercando di valorizzare sempre più il ruolo culturale del nostro Paese: perché la cultura non è solo bisogno voluttuario, soggettivo, ma rete di relazioni che promuove etica comunitaria.

Investire di più nei “diritti culturali” come abbiamo cercato di fare in questi 16 anni, insomma ( convegni a Miami, New York, Washington, Montevideo, scuola di giornalismo in Uruguay, conferenze a Roma, Rio de Janeiro, Santiago del Cile…pubblicazioni specifiche, ). Dare più spazio alla cultura come consumo critico, “etico”, cioè alla cultura che sviluppa economia sociale, orienta i consumi nella direzione della qualità della vita e contribuisce all’arricchimento e sviluppo della persona.

Naturalmente Gente d’Italia come tutti i media italiani all’estero deve continuare a essere innanzitutto importante strumento delle comunità locali. A condizione, però, che sappia rinnovarsi – ed ecco il nostro momento di riflessione – nella direzione di un adeguato aggiornamento tecnologico, di maggiore professionalità giornalistica, di più mercato con migliori condizioni di produzione e distribuzione. E ciò non soltanto per tutelare l’identità delle minoranze italiane all’estero, ma per promuovere, anche attraverso l’informazione, la lingua, la cultura e l’immagine dell’Italia.

Perché l’informazione, nel suo complesso, ha il dovere di esporre un’immagine dei connazionali nel mondo che, superando vecchi stereotipi e facili generalizzazioni, ne rifletta la ricchezza di esperienze e il contributo in termini di progresso e di civiltà. Lo sviluppo di un’informazione aperta alle esigenze delle diverse comunità deve quindi saper contemperare l’attenzione all’attualità della notizia con il recupero dei valori e la diffusione della lingua e della cultura italiane.

Ciò sembra a noi essenziale per una più matura integrazione delle nuove generazioni anche attraverso un accresciuto senso di identità culturale nazionale, rendendole così vitali strumenti di interscambio e di cooperazione.

Registriamo da tempo una accresciuta domanda di informazione e di collegamento culturale con l’Italia nella chiara consapevolezza del valore delle radici e delle necessità di una precisa conoscenza di una realtà italiana autentica, non più filtrata secondo i modelli di giudizio dei Paesi di accoglienza.

Concetto rimarcato proprio pochi giorni fa dal neo ambasciatore d’Italia in Uruguay, Gianni Piccato, in occasione della sua visita alla nostra redazione di Montevideo. “La conoscenza della lingua é un veicolo molto importante per affermare una identità – ha detto – un senso di appartenenza al popolo. Allo stesso tempo puó risultare fondamentale nello sviluppo delle relazioni economiche e commerciali…. L’identità italiana parte dalla lingua…”

Le sfide cui dovrebbero saper adeguarsi i giornali per gli italiani nel mondo, e quindi noi per primi, sono a nostro avviso: tecnologiche, con l’imporsi della rete web e delle comunicazioni satellitari; politiche, in quanto capaci di inserirsi nel processo di globalizzazione; sociali nel senso che tenga conto dell’inarrestabile processo di emancipazione delle comunità emigrate; culturali, per la crescente domanda di italianità nel mondo, e socio-demografiche per l’ingresso nello scenario dell’emigrazione di nuovi soggetti, i giovani delle terze e quarte generazioni, i piccoli e medi imprenditori, il personale qualificato al seguito delle imprese italiane, intellettuali e nuove figure di emigranti con le più svariate qualificazioni.

Sono questioni attuali e imprescindibili dalle quali nasce l’esigenza di un nuovo ruolo, di un nuovo tipo di informazione adeguato a riflettere le trasformazioni in corso e ad accompagnare e sostenere efficacemente il rilevante contributo degli italiani all’estero alla cultura, alla economia, all’industria, al commercio, alla scienza mondiali , con particolare attenzione alle nuove dinamiche della rivoluzione multimediale.

Protagoniste indiscusse di questo cambiamento, che non assume sempre valenza positiva ma che anzi presenta spesso risvolti che incentivano le diseguaglianze economiche e sociali, sono quelle che vengono definite risorse elettroniche: giornali, programmi radio e tv, testi, pagine web, archivi di dati, cataloghi di biblioteche, fotografie, filmati, documenti sonori e tutte le informazioni che possono essere messe a disposizione soprattutto attraverso la moderna tecnologia informatica.

Capitolo importantissimo che noi dobbiamo, ripeto, dopo16anni, rinnovare, apportando modifiche e nuove tecnologie per stare al passo coi tempi.Ma per rafforzare anche tra le nostre comunità all’estero quel concetto di italianità e pluralismo delle idee chequestogoverno, ed in particolare il Dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio, stenta a comprendere in un Paese dove, soprattutto in questo settore, impera la più bieca burocrazia…

Arrivederci, spero, al 2016, buon Natale e felice Anno Nuovo.

Mimmo Porpiglia

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