I cdr Gedi si uniscono sotto la bandiera del coordinamento. L’unione fa la forza e i comitati di redazione del gruppo editoriale, i cdr Gedi, si uniscono in un coordinamento che terrà insieme le istanze dei giornalisti delle testate di Repubblica, La Stampa, Secolo XIX, Huffington post, Gedi visual, Il Piccolo, Messaggero Veneto, Sentinella del Canavese, il Mattino di Padova, la Gazzetta di Mantova, la Provincia Pavese, la Tribuna di Treviso, la Nuova di Venezia e Mestre, Corriere delle Alpi.
Le ragioni della scelta? Semplici: i cronisti hanno paura. E la notizia della cessione di due rami d’azienda di Gedi ha letteralmente mandato nel panico i redattori e non solo loro. Hanno paura, dunque. Di perdere il posto, di nuovi tagli, di nuove semplificazioni e fusioni sui territori e non solo. “Le sempre maggiori sinergie industriali ed editoriali all’interno del gruppo – spiegano i rappresentanti sindacali – necessitano oggi più che mai di unità di azione e scambio di informazioni tra le diverse redazioni e testate. L’improvvisa ed editorialmente incomprensibile cessione da parte dell’editore di due divisioni tecnologiche della società Gedi Digital alla società di consulenza Accenture è un campanello di allarme che le varie testate del gruppo non hanno alcuna intenzione di ignorare. Per questo, nell’annunciare la formazione del coordinamento, si è deciso di proclamare lo stato di agitazione di tutte le testate del gruppo”.
E quindi il primo annuncio: “Perché, da oggi, tutte le rappresentanze sindacali dei giornalisti sono entrate in stato d’agitazione. Ieri abbiamo appreso che il gruppo, senza alcun preavviso, ha ceduto due rami d’azienda, Operations Multimediali e Demand&Delivery, al colosso Accenture. Si tratta di 65 persone che, dal 1° gennaio, passeranno a un’altra azienda e con un altro contratto di lavoro”.
Un annuncio che “ci preoccupa umanamente per le modalità brutali con le quali è stato comunicato e professionalmente per le ricadute. I due rami d’azienda fanno infatti parte di GediDigital, il motore digitale del gruppo su cui, negli ultimi anni, l’azienda ha investito molto in termini di denaro, personale e professionalità. Colleghi che si occupano della parte tecnologicamente più avanzata dei nostri contenuti (video, audio, podcast, grafici interattivi) e della manutenzione di hardware e software che ci permettono di fare il nostro lavoro e di informarvi ogni giorno. La decisione di esternalizzare questo comparto strategico è per noi illogica, incomprensibile, grave”.
Per questo, “nell’esprimere piena solidarietà ai colleghi, abbiamo chiesto un incontro all’azienda da tenersi entro 15 giorni perché spieghi le ragioni di questa scelta e illustri il piano industriale e le strategie del gruppo, mai chiariti in tutti questi anni. Il coordinamento – concludono i rappresentanti sindacali – si riserva di adottare ogni forma di lotta per ottenere finalmente chiarezza e tutela di tutti i lavoratori, garanzie fondamentali per assicurarvi un’informazione corretta e di qualità”.
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