Vertenza Gedi, scende in campo il sottosegretario Alberto Barachini. L’esponente del governo incontrerà una delegazione della Fnsi e una rappresentanza dei giornalisti delle testate locali del gruppo che temono la cessione. L’appuntamento si terrà martedì prossimo. Sul tavolo della discussione c’è, insieme alla questione legata al futuro delle testate locali del Nord e Nord Est interessate dall’ipotesi di cessione, anche il futuro della stampa e del pluralismo.
Già, perché i territori, senza giornali, restano senza voce. Schiacciati in un eterno presente che li provincializza ancora di più, allontanandoli da ogni discussione. Il flusso mainstream, specialmente quello digitale, è una rincorsa al presente, che non alimenta alcun dibattito. Ma le risse. Quelle che fanno la fortuna dei social. Ed è notorio come i giganti del web, leggi Facebook ma anche Twitter non ne è di certo esente, lucrino sulle iterazioni e le maggiori reazioni non arrivano mai quando si condivide qualcosa di bello ma sempre quando si litiga, se per futilità e sciocchezze ancora meglio.
La decisione di Gedi era, più o meno, segnata. Il gruppo, da quando è passato nelle mani della famiglia Elkann-Agnelli, ha proseguito la stagione di disimpegno sul fronte locale che già aveva contrassegnato gli ultimi tempi della direzione del gruppo L’Espresso. I giornali non sono sufficientemente remunerativi, quelli locali, poi, che hanno costi simili ai nazionali e un pubblico per forza di cose molto più ridotto, lo sono ancora di meno. Certo che è una lettura superficiale. Ma si sa che i manager, troppi, preferiscono tagliare piuttosto che spremersi le meningi per trovare soluzioni nuove in un campo che spesso non conoscono né si sforzano di comprendere.
Ma le istituzioni devono fare qualcosa. Perché se i territori non hanno un’agorà, poi fatalmente si finisce che a votare non ci vada più nessuno. L’unica analisi possibile, cioè che spentosi il dibattito anche la partecipazione democratica finisce alla stregua di una discussione da bar, da Grande Fratello, non l’ha fatta nessuno. Ciò a sottolineare come, in fondo, anche le intelligenze che scrivono sui giornali, talora, abbiano dei grossi problemi. L’incontro dei giornali Gedi con Barachini è un segnale positivo. Ma tanti, troppi, quotidiani locali hanno chiuso baracca e burattini senza che nessuno si muovesse, senza che qualcuno facesse un plissé. I numeri sono impietosi e da anni è in corso un’autentica carneficina.
Il governo deve incontrare Gedi e deve tenere ben presente che, al di là di tutto, ogni testata che chiude è una luce che si spegne. Un colpo alla democrazia, che parte dal basso, dai territori, per poi raggiungere l’alto, cioè la dimensione nazionale.
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