I giornalisti attaccano, l’editore de Il Giornale di Sicilia si difende. E replica, con una nota, a quella firmata dal comitato di redazione che indice dieci giorni di sciopero accusando direzione e azienda di non voler investire e, anzi, di pensare a nuovi tagli. Per l’editore: “il comunicato del Cdr sorprende per l’intempestività e la virulenza nei toni. Intempestività, perché segue una discussione già avviata e che ritenevamo potesse avere un risultato diverso, in quella sede di confronto che questa azienda comunque ha sempre auspicato e inteso perseguire”.
Quindi arriva l’attacco frontale: “Ci preme però con i nostri lettori, chiamati in causa dal Cdr, condividere un dato sui costi di gestione: il lavoro domenicale comporta una maggiorazione del 155 per cento. Sostenibile? Sfugge probabilmente al comitato di redazione che il Giornale di Sicilia è un’azienda e come tale deve rispondere all’esigenza di un equilibrio economico e finanziario indispensabile a garantirne la continuità”.
Secondo l’editore è necessario impegnarsi per garantire la “continuità per il Giornale e per i suoi dipendenti”. E dunque accusa: “Virulenza nei toni, perché non si tiene in alcun conto quanto è stato fatto in questi anni, facendo passare la società come un esattore che batte cassa sulla pelle delle famiglie. È troppo per chiunque, soprattutto per un editore che ogni anno ha dovuto ricapitalizzare per garantire investimenti e puntualità nel pagamento degli stipendi”. Infine la mano tesa (ma non troppo): “La speranza resta quella di trovare una soluzione condivisa, fermo restando che l’azienda deve comunque mettere in atto tutte le procedure che le consentano di perseguire l’improcrastinabile obiettivo dell’equilibrio dei conti di gestione”.
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