Ormai anche l’Antitrust ha dato il via libera all’era delle fusioni tra grandi editori in Italia. La prima operazione ad andare in porto è stata quella tra Mondadori e Rizzoli, segue a ruota la cosiddetta Stampubblica, cioè la concentrazione tra il gruppo L’Espresso e Itedi (editrici rispettivamente di Repubblica e La Stampa). Ora Cairo ci prova con Rcs i cui soci storici, Della Valle in primis, non sembra vogliano stare a guardare.
Un giudizio favorevole su queste operazioni viene da Ernesto Mauri, amministratore delegato di Mondadori. Oltre, ovviamente, a vedere di buon occhio l’acquisizione della divisione libri di Rizzoli da parte della sua società, Mauri ha spiegato a margine di un’assemblea che quella tra “La Stampa/Espresso è una bella operazione. Io sono favorevole alle concentrazioni, poi se supera i limiti di legge dovranno stabilirlo le autorità competenti”. Un ragionamento che non fa una grinza. E sulla scalata (tentata) da Cairo alle quote di Rcs l’ad di Mondadori ha dichiarato: “Di Cairo ho già detto che mi piacciono le operazioni trasparenti, sul mercato, e credo che le case editrici debbano avere azionisti che fanno quel mestiere e Cairo lo sa fare bene”.
Proprio su questo fronte si è espresso da poco Diego Della Valle, spiegando che i soci di Rcs sono “compratori, non venditori. Le azioni non le devo vendere, anzi probabilmente le dovrò comperare”. Della Valle, quindi, è il secondo pretendente per il trono di Rcs? Non lo ha detto con chiarezza, tuttavia quest’ipotesi prende sempre più forma concreta. Il presidente di Tod’s sembra sere pronto ad aggregare gli altri soci di Rcs per difendersi dall’offensiva lanciata da Cairo Communication.
L’obiettivo dell’offerta pubblica di sottoscrizione (Ops) presentata da Urbano Cairo è quello di controllare almeno la maggioranza (condizione di efficacia dell’offerta) delle azioni del gruppo. Allo scadere dell’offerta lo stesso Cairo rimarrebbe il primo socio di Cairo Communication con circa il 40% del capitale, mentre gli attuali soci di Rcs potrebbero decidere se diventare azionisti di minoranza o restare nella controllata Rcs. I soci storici del Corriere della Sera hanno subito storto il naso di fronte a questa proposta, in particolare Mediobanca, Unipol e Pirelli.
Della Valle ha spiegato che “Cairo è un amico, ha fatto bene a provarci, è il suo mestiere, quindi non la considero una operazione ostile”. Ha provato a calmare gli animi, in un certo senso, anche perché lo stesso Cairo è pur sempre uno dei soci di Rcs. A Della Valle “interessa veder lavorare questo consiglio che è stato eletto da tutti noi, e sottolineo tutti: hanno presentato un buon piano, realizzabile. I primi risultati sono buoni e mi augurerei, per fine anno, di vedere realizzato quello che l’ad ha proposto”.
Il patron della Fiorentina ha cercato di evitare possibili contrasti ma è stato chiaro: “Cairo fa l’editore di mestiere, si mette in discussione, investe una parte del suo capitale e se ritiene che sia giusto tentare questa operazione ha tutta la mia comprensione. Ovviamente le operazioni possono essere tentate, poi devono riuscire: mi pare di aver capito che il valore non sia congruo”.
Le parole di Della Valle non aiutano a dissolvere le nubi sul futuro di Rcs. Perché al di là di ogni considerazione, sembra evidente che le posizioni dell’imprenditore e di Mediobanca non coincidano alla perfezione. Quello che è certo è che giovedì prossimo Cairo consegnerà alla Consob l’esito dell’Ops. E ad aprire verso nuovi scenari è, forse, l’ad di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, che ha dichiarato: “Prezzo e struttura dell’operazione si possono e si debbono migliorare: sta agli offerenti decidere”. Che si tratti di un primo segnale che anche i soci storici di Rcs stiano iniziando a pensare a una fusione?
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