L’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes ha chiuso le porte ai partiti. O, meglio ancora, sono i partiti a non “bussare più alla porta” dello stesso Fuortes in Rai. L’ad lo ha affermato a Repubblica in una intervista che ha scatenato, come era evidentemente inevitabile, polemiche politiche. Fuortes, inoltre, ha spiegato che l’azienda è perfettamente governabile e spiegato le sue prossime mosse. Specialmente sul tema delle nuove nomine dei direttori.
A Repubblica, Fuortes ha spiegato. “I partiti non bussano alla mia porta e l’azienda è tutt’altro che ingovernabile. Prova ne è l’armonia con cui si lavora in Cda, fuori da logiche di maggioranza e opposizione”. Dunque ha affermato. “I direttori saranno scelti in base alle competenze e porterò la proposta in Cda. Credo anzi che il nuovo modello potrà servire ad allontanare i partiti che qualche volta, in passato, hanno mostrato una certa invadenza”. E quindi ha assicurato. “Per ora l’area informativa rimane strutturata su tre testate generaliste, più quella regionale, che hanno comunque una grande audience. Tra le prime cinque testate, 4 sono della Rai. Inoltre stiamo valorizzando Rainews24, che presto avrà veste nuova e nuovi studi; da dicembre partirà Rainews.it che sarà l’unica testata giornalistica online del Gruppo per rivoluzionare l’offerta digitale finora troppo povera”.
Fuortes ha poi ridimensionato il caso Un Posto al Sole, tanto caro al Movimento 5 Stelle che ha presentato interrogazioni parlamentari per difendere la soap. Anche se Fuortes non rinuncia al talk ipotizzato. “La striscia è un progetto al quale tengo molto. È in fase di studio sia la fascia oraria, sia la rete. Non ho intenzione di ridimensionare o danneggiare Un posto al sole né il centro di Napoli, che va valorizzato”. Sul canone, Fuortes ha le idee chiare. “Non ho chiesto l’aumento del canone annuo, che è di competenza di Parlamento e governo, ma che quella parte di canone ancora trattenuto dallo Stato venga destinato per intero alla Rai. Faccio presente che le nostre sorelle europee hanno budget più elevati. La Francia ha il 50% di introiti da canone in più, la Germania quasi 3 volte”.
Il neo ad Rai ha inoltre voluto “rettificare” le posizioni sul taglio dei trasferimenti per il pluralismo sul canone dall’azienda all’editoria. Fuortes ha detto. “Non mi sono mai sognato di dire che il fondo vada annullato, forse però può essere finanziato con la fiscalità generale e non con l’imposta di scopo del canone che gli italiani pagano per il servizio radio-tv”. E sul caso smartphone. “”Non è una tassa sul telefonino. Ho fatto un altro ragionamento: in base a una legge del 1938 il canone in Italia è legato al possesso di un apparecchio radiotelevisivo, mentre negli altri Paesi si paga in base alla possibilità di vedere le trasmissioni. E poiché oggi tutti i device possono accedere ai programmi Rai attraverso Raiplay, sarebbe bene adeguarsi anche noi”.
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