FUB: “700 MILA IMPIANTI TV DISTURBATI DAL 4G”

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Gli impianti di antenna che saranno interessati dai disturbi delle reti cellulari 4G sulla banda degli 800 MHz (che saranno accesi a partire dal prossimo 1 gennaio) saranno almeno 700.000. A sostenerlo Mario Frullone, direttore delle ricerche della FUB, Fondazione Ugo Bordoni, intervenuto, insieme al direttore di DDAY.it, alla trasmissione 2024 andata in onda lo scorso sabato su Radio 24 e condotta da Enrico Pagliarini. 700.000 antenne – va chiarito – equivalgono sicuramente a più di un milione di famiglie italiane, in considerazione del fatto che molti impianti interessati saranno di tipo condominiale centralizzato.

La banda utilizzata dalle nuove reti 4G sugli 800 Mhz apparteneva infatti allo spettro utilizzato per la diffusione radiotelevisiva e l’accensione dei nuovi trasmettitori a distanza ravvicinata dalle antenne di ricezione TV richiederà sicuramente un intervento di filtraggio del segnale cellulare (che per la TV diventa puro disturbo) e, nei casi più sfortunati, l’intera revisione dell’impianto. Molto conterà anche la qualità dell’impianto stesso e il fatto che sia stato realizzato a regola d’arte e con cablaggi ad alta schermatura.

E chi paga per questi interventi? Frullone su questo non ha dubbi: “Ai tavoli di lavoro è già chiaro che saranno le telecom a sostenere i costi per tutti gli interventi di adeguamento degli impianti, anche se al momento non è ancora definito il criterio di ripartizione di questi costi tra i diversi gestori”. Se verrà confermato quanto sostenuto dal rappresentante di Fondazione Ugo Bordoni (che è consulente tecnico del Ministero per la materia televisiva), i cittadini, che comunque sosterrebbero dei disagi, almeno dovrebbero essere sollevati dai costi di ripristino dell’impianto. Va detto che risulta non chiarissimo il sistema di gestione di questi interventi: secondo Frullone i cittadini interessati dai disturbi dovrebbero chiamare un apposito numero verde che dovrebbe essere allestito presso la Fondazione Ugo Bordoni e segnalare il proprio problema; il call center, analizzate le mappe di rischio e il calendario di accensione degli impianti 4G, dovrebbe girare la chiamata al gestore di telefonia ritenuto responsabile del disturbo per un intervento di correzione. Ma il fatto che a tutt’oggi non sia ancora stata allestita una rete di antennisti da coinvolgere in questi interventi fa pensare che, ammesso che questo meccanismo venga confermato, i tempi di reazione potrebbero essere lunghissimi. Come poi ha correttamente osservato durante la trasmissione su Radio24 Nello Genovese, vice presidente di Fracarro Radioindustrie SPA, è pensabile che ci saranno problemi di tempestività degli interventi correttivi: quando verrà acceso un impianto 4G, è facile che tutti gli impianti nel raggio di un km dall’antenna richiedano almeno l’applicazione di un filtro, se non interventi più radicali, e la rete degli antennisti locali sarà messa sotto pressione in maniera importante, tanto da non poter garantire i tempi di intervento che la popolazione – a TV osucrata – potrebbe aspettarsi.

Ammesso che i costi degli interventi saranno effettivamente sostenuti dalle telecom, ci sono ancora molti problemi sul tavolo che non hanno apparentemente una soluzione, primo tra tutti quello di gestire le lamentele – lecite – dei telespettatori che, a ridosso degli interventi fatti per gli adeguamenti allo switch off, si trovano a dover rimettere le mani all’impianto di antenna ma, questa volta, per favorire le comunicazioni dati su rete cellulare rispetto alle quali potrebbero non avere alcun interesse. Ma c’è anche il grande capitolo delle possibili frodi: come sarà possibile determinare se l’impianto è disturbato perché è stato accesso il 4G o semplicemente perché si tratta di impianto di qualità precaria già prima dell’accensione? C’è poi un ulteriore elemento che potrebbe aumentare le difficoltà nel determinare il nesso causale tra reti 4G e i disturbi d’antenna: i problemi potrebbero non manifestarsi nel momento dell’accensione delle reti 4G ma solo in presenza di traffico dati (che si presume non partirà subito a pieni regimi), rendendo i disagi “intermittenti”.

Da segnalare infine la polemica sorta tra Frullone e Genovese durante la trasmissione: il primo a sostenere che tutto quello che si poteva fare prima dell’accensione vera e propria delle reti 4G è stato fatto; il secondo del parere opposto. A questo riguardo, non essendoci in Italia un’anagrafe degli impianti di antenna e del loro livello qualitativo, è di certo impossibile stimare in maniera precisa l’impatto dei disturbi fino alla valutazione in campo dopo le prime accensioni; d’altro canto il fatto che ancora oggi, a un mese dalla possibile accensione dei primi impianti, la procedura per gli interventi di ripristino degli impianti sia ancora tutta da determinare, lascia pensare che sul fronte organizzativo e regolamentare sia stato perso molto tempo prezioso. Il tutto – ovviamente – ammesso che non arrivino ritardi sostanziosi nell’accensione delle reti 4g sugli 800 MHz visto che sono ancora molti i canali TV che non si sono spostati dalle frequenze da 61 a 69 che entro fine anno dovrebbero essere liberati dalle trasmissioni radiotelevisive per lasciare spazio appunto alle reti 4G.

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