“La Promopress (che raggruppa 50 dei 120 editori associati a Fieg) vuole citarci in giudizio? E’ uno sgarbo bello e buono, ma non tanto a noi, quanto agli altri 2.600 editori italiani non associati a Fieg e un po’ anche al Governo”. E’ ironico e pungente il giudizio di Umberto Frugiuele, presidente di Assorassegne (l’associazione nazionale che tutela gli interessi e dà voce alle aziende di un settore che complessivamente occupa circa 600 dipendenti in tutta Italia per un giro totale di affari pari a quasi 40 milioni di euro), rispetto all’azione legale promossa da cinquantotto imprese editoriali nei confronti delle società Eco della Stampa e Data Stampa – attive nella costituzione di rassegne stampa – per violazione del diritto d’autore.
“Francamente è una mossa che ci coglie di sorpresa – spiega Frugiuele – dal momento che, sull’argomento, era in corso addirittura un tavolo con il Governo. E che Assorassegne aveva più volte dato la propria disponibilità a voler trovare un accordo per pagare un compenso agli editori nella stessa misura individuata, a suo tempo, dalla Fieg”.
“Spiace – rincara la dose il presidente – che di fronte a un’iniziativa del Governo che pure si era mosso sullo stesso solco seguito dagli altri esecutivi, non limitandosi, cioè, a considerare il tema in questione come di sola pertinenza delle parti (in quanto andava a toccare un bene costituzionalmente tutelato come il diritto all’informazione), la Federazione degli editori abbia, invece, deciso di ricorrere alle vie legale”.
“Ci teniamo a ribadirlo – punge il leader di Assorassegne – è stato il Governo a invitare le parti al confronto. E noi, per quanto ci riguarda, non vogliamo fare altro che arrivare allo stesso tipo di accordo raggiunto al tavolo del primo agosto scorso convocato dal sottosegretario Legnini, alla presenza di Fieg e delle altre associazioni di categoria (Uspi, Mediacoop, File, Fisc e Anes), in cui le parti si impegnano a favorire intese tra gli editori e i cosiddetti aggregatori di notizie”. Perché, si chiede provocatoriamente Frugiuele: “quello che va bene, ad esempio, per un aggregatore come Google, non può andar bene anche per noi? Ma è mai possibile che gli editori cerchino un’intesa con chi magari non paga le tasse e non crea posti di lavoro in Italia e poi non riesce a trovarla con chi, all’opposto, è disposto a pagare dieci volte di più di quanto paghino certi colossi del web in Francia, dove pure è sceso in campo direttamente il premier Holland?”.
“Ma ripeto – continua il presidente di Assorassegne – quello messo in atto da Promopress e Fieg è un vero e proprio sgarbo più nei confronti degli altri editori italiani, e persino del Governo, che a noi”. E poi: “Promopress accusa Assorassegne di non essere disposta a pagare? Nulla di più assurdo. Noi vogliamo pagare, ma con regole certe e con la garanzia di un garante pubblico!”. Ancora: “Vogliamo pagare tutti gli editori, non solo quelli associati a Fieg! Perché per le opere di rassegna stampa utilizziamo tutti i quotidiani, compresi quelli locali, non solo quelli a tiratura nazionale. Altrimenti che rassegna sarebbe?”. Certo, il leader di Assorassegne riconosce che “la parte del leone, alla fine, la fanno sempre i cosiddetti big, ma noi vogliamo raggiungere un accordo con tutti gli editori, non solo con quelli di Fieg. Un accordo che sia, ovviamente, proporzionato in base al peso delle singole testate. E da siglare alla presenza di un garante pubblico”. “Cosa che, in quindici anni – ricorda ancora Frugiuele – gli editori non sono ancora riusciti a fare”.
“Paghiamo le tasse in Italia – insiste Frugiuele – e siamo parte della filiera nazionale. Tra le altre cose tuteliamo anche i piccoli editori. Non ci vogliono più? Vogliono farci chiudere? Ce lo dicano chiaramente. Vorrà dire che questo lavoro, da oggi in poi, lo faranno colossi del web tipo Google, e sarà un’altra medaglia che la Fieg potrà mettersi al collo”.
“Non capiamo perché di fronte a chi è disposto a pagare si decida di partire con un atto di citazione. E questo, nonostante il governo abbia appena convocato un tavolo di trattativa programmando una nuova seduta a gennaio. Così si tratta il governo a pesci in faccia! La cosa assurda? Non chiediamo altro che un accordo. Vogliamo realizzare quello che, finora, tre governi non sono riusciti a ottenere dal Parlamento. E vogliamo farlo, per assurdo, sulla stessa falsariga di quelle leggi che oggi la Fieg non vuole più ma che pure, negli anni scorsi, aveva appoggiato a spada tratta!” conclude il presidente nazionale di Assorassegne.
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