Niente sconti sui canoni delle frequenze per i grandi operatori televisivi, almeno per quanto riguarda il 2014. E’ quanto risulta da un recente emendamento alla legge di stabilità. Il Parlamento, perciò, conferma il disaccordo con il nuovo metodo di contribuzione varato dall’Agcom a fine settembre. Attualmente Rai e Mediaset pagano i canoni in relazione al fatturato. In base alla nuova disciplina dell’Autorità a corrispondere i contributi sarebbero gli operatori di rete, tenendo conto della qualità e della quantità delle frequenze utilizzate. La novità non ha convinto l’Esecutivo, che considerava minacciato il principio di invarianza del gettito. Col nuovo metodo la Rai avrebbe risparmiato 23 milioni, Mediaset 17.
Il Governo ha preso da subito posizione contro la variazione, sottolineando la necessità di definire la posizione degli operatori di rete sul mercato prima di conferire loro un ruolo così centrale. La nuova posizione viene sicuramente incontro alle richieste dell’Europa, che nelle disposizioni dell’Agcom aveva valutato pericoli per il pluralismo nel settore audiovisivo. Sospiro di sollievo anche per le tv locali, che pure restano in una condizione critica a causa delle problematiche legate alle interferenze delle loro frequenze con quelle degli altri paesi. Aeranti-Corallo aveva più volte espresso la preoccupazione di un aumento della tassazione nei confronti delle emittenti locali come misura di compensazione per la variazione del gettito. Le modifiche operate in sede parlamentare sono di natura transitoria. Nel 2015 il Governo dovrà decidere se operare una revisione del sistema di contribuzione o confermare il regime basato sul fatturato delle aziende.
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