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Frequenze e interferenze, le tv locali realizzano spot per denunciare i problemi del settore

Il caos italiano delle frequenze non accenna a placarsi. Intanto, però, le tv locali si mobilitano per diffondere il più possibile la loro complicata situazione. Trecentomila spot andranno in onda sulle emittenti associate ad Aeranti-Corallo.  Il messaggio evidenzia le criticità del settore e si chiude con un appello diretto al Governo: “L’Esecutivo vuole o no la sopravvivenza delle tv locali?”

Il problema delle interferenze

Il sottosegretario Antonello Giacomelli è tornato a parlare dei principali nodi da dirimere: la liberazione dello spettro soggetto ad interferenze con l’estero e la controversa questione dei contributi per l’utilizzo delle frequenze.  In merito alla prima problematica Giacomelli è stato chiaro. Bisogna innanzitutto venire incontro alle richieste dell’Itu, che ha più volte denunciato le interferenze tra le frequenze assegnate le tv locali e quelle appartenenti a Slovenia, Croazia, Francia, Malta, Svizzera e San Marino. Poi si potrà pensare al destino dell’emittenza locale. Le proposte del Governo non cambiano. Si pensa più agli indennizzi da attribuire agli operatori, piuttosto che alle modalità per far sopravvivere l’informazione locale. Confermata la cifra di 51 milioni di euro per le compensazioni. La maggior parte di essi arriva dai proventi delle gare per l’assegnazione di frequenze nazionali. L’Esecutivo, venendo incontro almeno a parole alle richieste di Aeranti-Corallo, sta cercando anche di liberare entro aprile le frequenze non assegnate nell’ultima procedura competitiva. Proprio alla fine del quarto mese del 2015, in base agli ultimi emendamenti alla legge di stabilità, dovranno essere liberate le frequenze.  Dalle azioni dell’Esecutivo, intenzionato a non dare all’Europa il via per un’altra procedura di infrazione, traspare la volontà di dare una sfoltita al panorama dell’emittenza locale. In questo senso va interpretato il reiterato invito alla formazione di realtà consortili.  E in questo quadro si posizionano anche le ultime dichiarazioni di Giacomelli, che rendono palese l’intenzione di creare meccanismi premiali per i fornitori di contenuti. In sostanza, sopravvive chi offre un servizio adeguato.  Semplice a parole, ma i fatti dicono altro. Il crollo dei ricavi pubblicitari ha messo in ginocchio le tv locali, già in difficoltà nel combattere i big del settore a causa dell’elevato costo dei diritti per film e fiction.  E la questione degli sconti ai big del settore per l’utilizzo delle frequenze non migliora le cose.

Il problema dei contributi

Il Governo ha più volte affermato di non essere d’accordo con i criteri elaborati da Agcom. Il Ministero per lo Sviluppo Economico è deciso a sospendere per un anno la delibera dell’Autorità. .  Il provvedimento suggeriva al Ministero di calcolare i contributi in base al numero di frequenze detenute dagli operatori,  non tenendo conto del fatturato annuo degli stessi.  L’Esecutivo si oppone a questa metodologia,  che rischia di ridurre le entrate statali derivanti dai contributi corrisposti dagli operatori nazionali. Nei fatti i criteri suggeriti dall’Autorità fanno gravare il pagamento dei contributi sugli operatori di rete e non sulle emittenti.  Rai e Mediaset risultano effettivamente avvantaggiate dalla nuova base di calcolo, che consente loro un 35% di sconto a partire dal 2018, anno in cui è previsto il funzionamento a pieno regime del nuovo sistema. Tutto annullato, per ora,  in attesa che il Governo elabori nuovi criteri per adeguare il pagamento del canone alla (non più tanto) nuova realtà digitale.

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