Ruffini potrebbe dimettersi. Freccero prenderebbe il suo posto. La7 è in crisi. L’antiberlusconismo non funziona più. L’ad Stella critica l’Auditel: «valiamo il 5% di share».
Non c’entra nulla l’attuale polemica, con tanto si sospensione di 10 giorni, di Freccero con i dirigenti Rai. I contatti del direttore di Rai4 con l’ad TiMedia, Giovanni Stella, sarebbero iniziati prima.
Freccero potrebbe passare all’emittente di Telecom Italia Media come supervisore dei programmi e del palinsesto, ovvero come direttore. Il ruolo è attualmente ricoperto da Paolo Ruffini, ex direttore di Rai3, passato a La7 nell’ottobre del 2011, circa 6 mesi fa. Tuttavia i rapporti tra Ruffini e Stella sarebbero già logori.
Il motivo del dissidio? I troppi flop e, forse, un antiberlusconismo che non funziona più. Soffrono un po’ tutti: dalla Bignardi alla Dandini, da Telese alla Parodi, dalla Guzzanti allo stesso Mentana che, dopo le vette oltre il 10%, ora si accontenta di un 8% (dato dignitoso, ma in perdita rispetto al recente passato). Solo la Gruber rimane stabile. Probabilmente perché la conduttrice dai capelli ramati non ha mai cavalcato l’onda del no-Cav.
Appena il 18 gennaio Ruffini sembrava ottimista sul proprio lavoro e sulle potenzialità della rete. «Sono convinto che La7 sia una buona tv e non credo c’entri l’antiberlusconismo. Fare una buona tv non è in relazione alla situazione politica. Trovo interessante fare con una piccola tv grandi ascolti e grandi programmi, mi piace la libertà e la velocità con cui ci si riesce a muoversi».
Evidentemente molto celermente ha cambiato idea. Pare abbia influito anche il recente acquisto di Cristina Parodi, a cui Ruffini si sarebbe inutilmente opposto.
Lo stesso critico televisivo, Aldo Grasso, aveva creduto al miracolo di La7, ma lo stesso esperto di media ha parlato di stagnazione di idee e format dovuta all’uscita di scena dell’oggetto di critica principale: Berlusconi.
In molto hanno ipotizzato che il declino di La7 sia dovuto proprio alla mancanza di un “nemico comune”. Ad esempio Il Giornale, quotidiano non certo ostile all’ex premier, ha parlato di sinistra televisiva conservatrice e ha evidenziato come nella tv di Telecom ci siano molti “radical-chic” che non hanno più motivi per comparire in video.
Ruffini si sarebbe impantanato in format troppo impegnati, o forse troppo poco, che non hanno dato il profitto sperato. E quando i numeri non girano anche le chiacchiere stanno a zero. Ecco che sorgono le solite incompatibilità editoriali.
Stella, da buon ad, vuole una tv che genera profitti. Ascolti, pubblicità e fatturato sono i diktat dell’amministratore delegato. Altro che sperimentazione e isola felice della tv italiana. Ecco che spunta l’ipotesi Freccero. Potrebbe essere il “geniale” direttore ad occuparsi dei palinsesti del terzo polo televisivo. In effetti Freccero, con pochi uomini e mezzi, è stato l’autore del successo di Rai4. Quest’ultima rete produrrebbe 13 milioni di pubblicità con solo 13 dipendenti. Se non è un record ci va vicino.
L’ad di La7 pare si interessato anche a Angelo Guglielmi, veterano della tv e, anche lui, come Ruffini, ex direttore di Rai3. Guglielmi potrebbe ricoprire il ruolo di prezioso consigliere dietro le quinte.
Non finisce qui. Stella non è soddisfatto del metodo Auditel e sollecita una riforma della rilevazione degli indici d’ascolto (un problema vecchio!). «È arrivata l’ora per modificare il ventennale sistema di rilevazione dei dati di ascolto. Bisogna cambiare le regole, così non si va avanti. Così com’è l’Auditel non va. I nostri investitori e la Cairo Pubblicità dimostrano che in termini di ascolto valiamo di più: almeno il 5% di share», afferma Stella.
Ricordiamo che i punti percentuali di share si traducono in milioni di euro di pubblicità in più o in meno. Si tratta della linfa vitale della tv.
Forse l’ad, anche per questo motivo, ha rinviato il pareggio di bilancio nel 2014 (era previsto nel 2013).
Se Freccero approderà nel terzo polo televisivo avrà tempo per migliorare la situazione.
Egidio Negri
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