Frank La Rue (Onu): “Incostituzionale una riforma Agcom su diritto d’autore online”

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copyIl Relatore Speciale dell’Onu sulla promozione e la protezione del diritto alla libertà di opinione e di espressione presenta una relazione sullo stato di salute della libertà di stampa in Italia intervenendo anche sulla riforma del diritto d’autore online e sul “caso Vendola”.  “Tutte le normative che disciplinano i diritti costituzionali, in particolare se riguardano la libertà di espressione, dovrebbero essere approvate dal Parlamento. Uno dei motivi di preoccupazione riguarda senz’altro il ruolo dell’AGCOM nella predisposizione di sanzioni in materia di proprietà intellettuale. In quanto autorità indipendente, l’AGCOM ha la responsabilità di applicare le disposizioni in vigore previste dalla legge. È solo a tal fine che l’AGCOM ha il potere di adottare regolamentazioni amministrative proprie.” Questa l’opinione dello Special Rapporteur ONU per la promozione e tutela della libertà di informazione in merito alla proposta di riforma delle regole alla base del mercato dei media digitali italiani , definita da egli stesso di “stretta attualità nel dibattito sull’informazione in Italia”.  Frank La Rue, si trova a Roma da una settimana, per la prima volta in Italia in visita ufficiale, e qui ha incontrato nei giorni scorsi autorità istituzionali in rappresentanza dei tre poteri dello Stato, organizzazioni, giornalisti ed esperti nel campo dell’informazione per sincerarsi sullo stato di salute della libertà di stampa in Italia e sui provvedimenti che si stanno prendendo per tutelarla. Stamattina alla SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale) ha presentato le sue osservazioni e considerazioni in merito a questo primo giro di consultazioni; un passo preliminare alla presentazione del report completo sulla libertà di opinione e di espressione davanti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, prevista per giugno 2014; ma importante, perché ci restituisce un’impressione autorevole ed esterna sulla libertà di espressione nel nostro Paese. Certo, i dati di Reporter senza frontiere fornivano già un’indicazione chiara dalla quale partire: nella graduatoria del 2013 sulla Libertà di Stampa il nostro Paese continua ad arretrare e si piazza al 57esimo posto dietro a Botwana, Niger, Burkina Faso e Sudafrica. Paesi più distanti, ma solo geograficamente, dalla Finlandia, (che si piazza al vertice della classifica dei virtuosi) dall’Olanda e dalla Norvegia, che occupano le prime tre posizioni. Tra i Paesi fondatori dell’Europa, l’Italia è l’unico dove la stampa e la libertà di espressione non può considerarsi libera se non parzialmente. “La priorità per l’Italia – ha detto La Rue – è la deconcentrazione dei media che va di pari passo con la concentrazione del potere politico e limita la diversità e il pluralismo della libertà di espressione.” La visita di La Rue serviva anche a dirci se le cose stanno cambiando, magari sotto l’egida del un nuovo governo Letta, ultimo atto del ciclo tecnicista post-Berlusconi aperto dal Professor Mario Monti. “L’unico ministro che ho potuto incontrare è stata Cécile Kyenge. Presso il governo italiano è diffusa l’opinione che tutto vada bene, ma secondo me ci sono delle misure e dei provvedimenti che andrebbero presi con una certa urgenza: la completa depenalizzazione e un suo trasferimento dall’ambito penale a quello civile, per evitare atteggiamenti punitivi che abbiano un effetto intimidatorio sui giornalisti. Una riforma legislativa tesa a introdurre l’incompatibilità esplicita tra titolarità di cariche elettive e di governo e la proprietà dei mezzi di comunicazione. L’approvazione di una legge che introduca i reati di intimidazione, minaccia, molestia e violenza contro giornalisti e comunicatori sociali”.  Rispondendo, infine, a una domanda di una giornalista de Il Fatto Quotidiano presente alla conferenza stampa, Frank La Rue ha detto la sua anche sul caso Vendola e la telefonata del leader di Sel al dirigente ILVA: “credo che la stampa in Italia si trovi in una posizione di debolezza; in altre parti del mondo c’è un rispetto più grande per i media, nessuno strapperebbe il microfono dalle mani di un giornalista perché tutti sanno che nei mezzi di informazione risiede il potere dell’opinione pubblica. Inoltre, questo scandalo evidenzia come in Italia i media trovino difficoltà nella fase investigativa.”

fonte: www.lastampa.it

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