La decisione mette fine a un lungo contenzioso tra l’azienda e l’Unione degli studenti ebrei di Francia (Uejf), i primi a denunciare quell’ondata di tweet con gli hashtag #unbonjuif (un buon ebreo) e #unjuifmort (un ebreo morto) che a ottobre del 2012 aveva invaso le pagine del social network, tanto da far arrivare le due parole chiave in cima alla lista delle più usate Oltralpe per diversi giorni di fila. ”E’ una grande vittoria nella lotta contro razzismo e antisemitismo, ma anche un grande passo nella lotta contro il sentimento di impunità su Internet”, ha commentato il presidente dell’Uejf, Jonathan Hayoun, secondo cui ”questo accordo ricorda a tutti che non si può fare quel che si vuole su Internet”.
A gennaio, il tribunale di Parigi aveva appoggiato la richiesta dell’associazione studentesca, e imposto a Twitter di notificare agli inquirenti le informazioni per identificare ”chiunque abbia contribuito alla creazione di tweet manifestamente illeciti”, in quanto incitazioni all’odio razziale. La decisione avrebbe dovuto essere immediatamente esecutiva, anche se era stato fatto ricorso in appello, ma in pratica la società Usa si era rifiutata di ottemperare, sostenendo di non essere soggetta alla giurisdizione francese ma solo a quella americana. Due mesi dopo, l’Uejf aveva alzato il tono dello scontro, presentando una denuncia penale e chiedendo un maxi-risarcimento da 38,5 milioni di euro, da riversare al memoriale della Shoah di Parigi.
L’ultimo episodio del percorso giudiziario era arrivato il mese scorso, quando la Corte d’appello di Parigi aveva respinto il ricorso di Twitter, rimarcando anche che l’azienda non aveva fornito alcuna valida giustificazione per il suo rifiuto di fare quanto richiesto dalla prima sentenza. Nel frattempo, nel dibattiTo era entrato anche il governo francese, per bocca del ministro alle Pari opportunità Najat Valhaud-Belkacem, che aveva invitato a ”smettere di considerare il web come una zona di non-diritto”, aggiungendo che ”è nostro dovere fare qualcosa per tutelare le vittime” di questi attacchi ”rivoltanti”.
(ANSAmed).
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