Diversi sindacati hanno espresso pieno sostegno alla creazione di questa nuova tassa, compresa l’Associazione di notizie libero (APGI), l’Unione delle case editrici per riviste (SEPM), l’Unione delle quotidiani nazionali (SPQN) e l’Unione della stampa quotidiana regionale (SPQR). Il governo dovrebbe presentare il progetto fiscale al parlamento per la prossima revisione della legge finanziaria. L’occasione era troppo ghiotta per gli editori e per il Governo per lasciarsi sfuggire un’occasione simile, visto che tutti i cittadini ormai hanno un dispositivo mobile. L’idea è che, al fine di non assistere al declino della stampa tradizionale, la nuova tassa servirà per una redistribuzione di valore fra prodotti cartacei e digitali. Il balzello sarà pari all’1% del costo finale del dispositivo e servirà per sostenere le imprese editrici che decideranno di investire nella digitalizzazione dei contenuti. I sindacati, dopo essere riusciti a spillare 60 milioni di euro da Google per i contenuti su device, intendono fare lo stesso con i contribuenti. Per loro è innegabile che i produttori di contenuti contribuiscono al valore percepito delle attrezzature tecnologiche “, e che in questo senso, “è giusto stabilire un dazio per questo servizio” .Ricordiamo, come è stato detto Aurélie Filipetti, questa tassa sarebbe “indolore per i consumatori “, concentrandosi sui margini dei produttori. Se i sindacati sono a favore della tassazione dei dispositivi mobili, così come il Ministero della cultura, c’è una buona probabilità che il voto su questa proposta sarà veloce e che sarà applicata a partire dall’inizio del 2014.
E poi parlano di contributi all’editoria in Italia. E’ giusto che dopo aver fatto “pulizia” dei furbetti il Governo impieghi più risorse per il settore. Senza che nessuno si scandalizzi però. Allora in Francia cosa dovrebbero fare?