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Fondo straordinario, Liberati: Soldi a tutti o a nessuno

“Risorse a tutti o a nessuno”. Betto Liberati, presidente dell’ANSO, l’associazione degli editori online, parla del Fondo straordinario per l’editoria, guardando alla misura messa in campo dal Governo, dalla sua angolazione. Quella degli editori che lavorano sulla frontiera del web. E parla degli indirizzi che il gruppo che rappresenta fornirà all’Esecutivo “per cercare di portare questo settore fuori dal pantano in cui si trova”.

Intanto perché dice “soldi a tutti o a nessuno”? Teme che ci siano differenze?
Non è un timore, è una certezza. La questione è che il nostro ambito, quello della stampa online, è sempre etichettato come “giovane” o “innovativo”.
Invece?
Invece sono quasi vent’anni che i nostri editori fanno il loro mestiere. E lo fanno cercando di sostenersi con le proprie forze, provando a svolgere il proprio compito nel migliore dei modi.
E qual è il modo migliore?
Quello di affrontare le questioni in modo serio partendo da un fatto centrale.
Quale?
Fare cultura. Cercare soluzioni efficaci per stare dietro a un mercato che cambia. A dinamiche di produzione e diffusione dei fatti totalmente mutate. Ma bisogna stare attenti a una cosa. Noi siamo e restiamo editori. Non esiste un tipo di editoria diverso dall’altro. L’unica cosa che cambia è il mezzo.
Ma in questo caso il cambiamento non è di poco conto…
Lo sappiamo bene. Ma siamo anche un po’ stufi di sentire, ad esempio, direttori di eminenti testate di carta, denigrare il web considerandolo globalmente come qualcosa di negativo. Criticare cose che sono ormai immutabili, come il passaggio al digitale. Vedendo, in questi mutamenti, solo pericoli. E affidando, tra l’altro, al web stesso queste riflessioni, in modo che si diffondano. Mi pare del tutto paradossale.
Lei chi rappresenta?
Siamo circa 140 testate, con una media di lettori che va tra i 12 e i 15 milioni al mese.
E la crisi? Morde allo stesso modo?
No, è diverso. Il mondo dell’online si muove su altre dinamiche. Sia i costi che i ricavi sono diversi. E in questi anni stiamo registrando nuovi trends che premiano alcuni ambiti specifici.
Quali, ad esempio?
L’informazione locale, soprattutto. I dati sono molto interessati. Il comportamento dei lettori sta cambiando. La gente vuole sapere quello che gli succede attorno. E i livelli di contatto sono notevoli.
Di che numeri parliamo?
Più che i numeri sono importanti le proporzioni.
Faccia degli esempi.
I dati Audiweb parlano di testate nazionali, le più importanti, che fanno registrare un numero di lettori che sta sul milione e mezzo. Ma va considerato che parliamo di un bacino di utenza potenziale di circa 30 milioni di persone. Una testata locale che si rivolge a 30 mila persone, in genere registranon meno di 10 mila lettori al giorno. Cioè una cosa come almeno il 30 per cento di penetrazione.
Sì, ma i ricavi pubblicitari diventano consistenti sui grandi numeri. Non sulle percentuali.
Infatti è questa la questione principale. E’ questo il motivo per cui noi al Governo non chiediamo quattrini, ma strategie. Noi non parliamo di finanziamenti, ma di sostegno.
E per cosa, in particolare?
In un mondo che cambia, c’è bisogno di risorse per diffondere la nuova cultura del digitale. Bisogna tirare dentro questi processi anche gli inserzionisti. Bisogna far capire che i ritorni dagli investimenti seguono altri criteri rispetto al passato. Ed è questo il momento giusto. Noi adesso registriamo un nuovo interesse che va coltivato, che va spinto. Ci sono di mezzo cose serie che riguardano la democrazia. In altri Stati lo hanno capito.
E da noi?
Bisogna che si facciano dei paragoni. In Francia – vado a memoria – mi pare che all’informazione siano destinate risorse importi che superano il miliardo di euro. Una ragione ci sarà. Noi non vogliamo risorse per gestire le emergenze del presente. Noi vogliamo che i soldi servano per prepararsi al domani.
Questo chiederete al Governo?
Questo chiederemo e questo abbiamo già chiesto. I miei interventi, nel corso dell’ultima riunione con il sottosegretario all’Editoria Luca Lotti, seguivano questa ratio. Anche a costo di andare fuori tema. Le questioni che ci necessita affrontare vanno oltre le sole dinamiche economiche.
Cosa vi pesa di più?
Noi abbiamo mille problemi che affrontiamo tutti i giorni nel buio di una giurisprudenza ancora ingessata in paradigmi passati. Il diritto all’oblio, la diffamazione e altre questioni di questo tipo, ci potano via moltissime risorse (denaro e tempo). Noi facciamo informazione, cioè pubblichiamo. Non possiamo cambiare mestiere e occuparci di cancellare notizie correndo dietro alle richieste più stravaganti, contribuendo così di fatto a modificare la verità e la storia dei fatti in rete. La recente sentenza europea contro Google parla chiaro. Ma mi fermo qui. Questi temi avrebbero bisogno di essere approfonditi e non ne abbiamo ora il tempo. Ho chiesto però al nuovo Governo di farsene carico e ci siamo messi a disposizione per fornire tutta la consulenza necessaria a districare la matassa.

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