Le insidie che vengono da un mondo mediatico sempre più omologato e cloroformizzato dal potere, dalle minacce di tipo mafioso o di tipo giudiziario (come le citazioni civili milionarie, quasi sempre “temerarie” e campate per aria, giusto per puntare un revolver alla tempia del giornalista scomodo di turno) sono sempre dietro l’angolo. Così come l’autocensura che tanti redattori indossano come un pullover uscendo di casa la mattina.
E forse arriva come una delle poche “buone” novelle, su questo martoriato fronte, la fresca iniziativa di Google, il super motore di ricerca via internet, messa in campo con otto tra i principali gruppi editoriali europei al fine di “supportare in Europa il giornalismo di qualità attraverso la tecnologia e l’innovazione”.
È così che nasce DNI, ossia Digital News Initiative, attraverso cui viene attivato “un Fondo apposito – spiegano i promotori – con l’intento di ampliare la platea di editori da coinvolgere e dare vita a nuovi modi di pensare e operare nell’ambito del giornalismo”. E ancora: “DNI intende favorire lo sviluppo di un ecosistema di informazione sostenibile e promuovere l’innovazione nel campo del giornalismo digitale attraverso la collaborazione e il dialogo costanti tra i settori della tecnologia e dell’informazione. Tre le aree – viene chiarito – di azione principale: sviluppo del prodotto, supporto all’innovazione, formazione e ricerca”.
Più in dettaglio, ecco lo “spirito” del Fondo. “L’ambizione e l’intento del Fondo sono audaci: aiutare l’incentivazione di innovazioni e far emergere nuovi modi di pensare, che possono arrivare da qualsiasi parte nel nuovo ecosistema; dare alle nuove organizzazioni – di tutte le dimensioni – lo spazio per tentare qualcosa di nuovo. Abbiamo stanziato a questo fine un fondo da 150 milioni di euro, che saranno disponibili come ‘awards’ (premi, ndr) nei prossimi tre anni”. Per quanto concerne i “criteri” di assegnazione, verranno tenute presente alcune linee guida: in particolare, l’impatto sull’ “ecosistema delle notizie”, e per questo verranno preferiti “i progetti che mostrano di poter avere un forte, positivo impatto sulla produzione di un giornalismo originale”, o che possano contribuire a modificare il modo con cui la gente “consuma” le notizie digitali. Ancora: verranno tenuti in particolare considerazione, in corso di valutazione, quei progetti che fanno uso di tecnologie in modo innovativo. I progetti possono anche essere “sperimentali”, ma devono individuare delle finalità e degli scopi ben precisi. Dovranno avere una significativa componente digitale, ma non è richiesto – viene precisato – “l’utilizzo di alcun prodotto Google”.
Infine, in rapida carrellata i diversi tipi di progetti finanziabili attraverso il Fondo della Digital News Initiative, suddivisi in tre categorie-base.
Possono superare tale limite – viene precisato nel bando – “i progetti di grandi dimensioni, ad esempio a livello internazionale o che riguardano un intero settore”.
In un mondo mediatico sempre più affollato di silenzi & autocensure, di veline & omissioni, di stampa di Palazzo o di condominio, ben vengano iniziative del genere: che puntano – c’è da sperare anche in corso d’opera – al giornalismo non genuflesso. E che, tra mille problemi, cerca ancora di scoprire e denunciare…
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