Fondi per l’editoria, mancano all’appello almeno 50 milioni di euro. E su queste cifre l’editoria cooperativa e non profit lancia un messaggio al governo e al parlamento: “Da oggi comincia la nostra battaglia, ci sono da tutelare 4mila posti di lavoro e un bene supremo, il pluralismo dell’informazione”. Parole pronunciate questa mattina nella sala della Mercede di Palazzo Marini, a Roma, nel corso dell’assemblea promossa da Aci Comunicazione, File, Fisc, Fnsi, Slc-Cgil, Uspi e Articolo 21. Le coop, alla presenza del sottosegretario Giovanni Legnini e di alcuni parlamentari, hanno chiesto l’impegno a rifinanziare il fondo per l’editoria nell’ambito della legge di Stabilità 2014. Sui numeri, però, si è aperto un braccio di ferro tra le parti. Secondo Legnini è sufficiente incrementare il budget destinato ai contributi diretti – che per il 2013 è di circa 80 milioni di euro e per il 2014 è di 50 milioni di euro – di altri 30 milioni. “Non se ne parla, ne servono almeno 50”, ha affermato Mario Primo Salani, presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane-Comunicazione. “La parte del fondo dell’editoria destinata ai contributi diretti – ha aggiunto – si è ridotta a livelli tali da pregiudicarne perfino l’utilità. Si è passati da 245 milioni a 95 milioni di euro, poi a circa 80 per il 2013. Si tratta di tagli difficilmente giustificabili se non per una specifica scelta politica che ha caratterizzato quest’ultimo decennio, perché l’intervento pubblico per favorire l’informazione è una costante dei Paesi democratici più avanzati”. La conseguenza delle progressiva decurtazione delle somme non riguarda solo la perdita di posti di lavoro, ma anche la scomparsa dalle edicole di circa 300mila copie giornaliere. Per il sottosegretario Legnini l’allarmismo non è del tutto giustificato. “E’ vero, il contributo diretto è stato sensibilmente ridotto. Ma in tutto ciò c’è una buona notizia: la riduzione della platea dei richiedenti (che non hanno i requisiti o nel frattempo hanno chiuso, ndr) porterà nelle casse delle singole aziende la stessa cifra se non di più rispetto al passato. Sarà compito del parlamento – ha aggiunto Legnini – intervenire per accrescere le risorse per gli anni successivi”. Il balletto di cifre e l’incertezza hanno caratterizzato gli ultimi anni di storia dei contributi all’editoria. Già per il 2013, nell’ottica dei tagli alla spesa pubblica, il budget era sceso a 50 milioni di euro, poi incrementato da altri 45 milioni di euro. La somma definitiva, dopo altre sforbiciate da spending review, è stata di 80 milioni di euro. Per il 2014 saranno, come detto, 50 milioni, altri 30 milioni per ogni anno successivo, fino al 2016. Una bozza di emendamento alla legge di stabilità già circola e a presentarla all’assemblea è stato Lelio Grassucci, presidente onorario Mediacoop. “Noi proponiamo in che modo reperire i 50 milioni di euro per rifinanziare i contributi diretti. Quei soldi sono già nel fondo per l’editoria, ma sono destinati ad altri obiettivi, come pagare il debito dello Stato nei confronti di Poste italiane per gli sconti sulle spedizioni. E’ inconcepibile chiedere che i piccoli oggi paghino per quelle agevolazioni che hanno ricevuto anche i grandi gruppi editoriali. Per saldare il conto – ha aggiunto Grassucci – lo Stato incassi di più dall’utilizzazione delle frequenze televisive nazionale, il cui costo è il più basso d’Europa”. Una seconda ipotesi proposta da MediaCoop è quella di stralciare dal fondo per l’Editoria i 45 milioni che lo Stato deve alla Rai come compensazione dell’accordo di servizio pubblico. “Finora la nostra proposta di emendamento ha raccolto una disponibilità bipartisan”, ha concluso Grassucci. Il fronte per tutelare il pluralismo dell’informazione va dal Pdl, presente all’Assemblea con il deputato Giorgio Lainati, al Pd (presente la senatrice Emilia De Biasi), passando per Lega e Sinistra e libertà, che ha assicurato il suo sostegno attraverso il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore.
Gianluca De Martino