“Suscita stupore – si legge in una nota della Fnsi – la risposta data dalla Rai in Parlamento a proposito del mancato reintegro di una giornalista precaria, Tiziana Boari, già consigliere nazionale del Sindacato di categoria (Fnsi), per la quale la Suprema Corte ha cassato la sentenza di appello che le negava il diritto all’assunzione. In casi di questo genere, prescindendo anche dall’attesa di un nuovo giudizio di appello e ricordando che in primo grado la collega aveva visto riconosciuto il diritto al posto di lavoro, almeno da un’azienda di servizio pubblico era lecito attendersi una doverosa iniziativa di ricomposizione della vertenza secondo principi naturali di equità e giustizia. La vicenda va avanti da ben otto anni, da quando la collega Boari decise di ricorrere in giudizio dopo diversi contratti a termine che evidenziavano la continuità di un rapporto di lavoro sostanzialmente continuativo. Piuttosto che rinchiudersi in una fredda procedura legale, pur comprendendo che la struttura Rai in questi mesi si è trovata esposta all’incertezza di governo dell’azienda, il caso Boari evidenzia l’esigenza di una discontinuità e di una svolta come su altri similari, evitando dispersione in cavilli e ulteriori spendite di denaro in contenzioso. Solidale con la collega e con tutti i giornalisti in attesa di recupero pieno al servizio perché accantonati per ragioni estranee a quelle professionali o emarginati, alla nuova dirigenza della Rai un appello ad una ricognizione e a una svolta a 180 gradi nel più breve tempo possibile”.