“Il destino dell’Inpgi e il futuro dell’informazione italiana”. Una nuova protesta dei giornalisti rischia di spaccare la Fnsi. Oggi al ministero del Lavoro ci sarà una conferenza stampa riunita con i vertici del sindacato insieme a quelli dell’Inpgi. Alla conferenza indetta alle 12 all’estero del ministero del lavoro, parteciperanno il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e i componenti della giunta esecutiva, con la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni. Ma una parte della minoranza in giunta critica l’iniziativa definendola “manca autocritica nel sindacato”.
L’annuncio dell’iniziativa in una nota della Federazione. Ancora infuriata dopo “la sortita del presidente dell’Inps sul futuro della previdenza dei giornalisti italiani”. E per “l’inerzia del governo sulle maggiori criticità dell’editoria sono due facce della stessa medaglia che evidenziano la volontà di rendere l’informazione più debole e marginale”. Per la Fnsi. “Nonostante i proclami e gli impegni assunti, anche pubblicamente, non c’è alcuna volontà dell’esecutivo di affrontare in modo compiuto le difficoltà legate alla fase di transizione digitale”. E ancora. “I problemi del mercato del lavoro giornalistico, dove dilaga il precariato, e le riforme necessarie per garantire la libertà e la dignità di chi fa informazione”. Perciò l’iniziativa di oggi finalizzata a chiedere al governo. “un cambio di passo e l’apertura di un confronto a tutto campo e senza pregiudiziali per individuare le misure necessarie per garantire il rilancio del settore, la ripresa dell’occupazione e la messa in sicurezza dell’Inpgi”. E dunque. “L’autonomia dell’ente previdenziale dei giornalisti va salvaguardata allargando la platea a tutti coloro che sono sempre più attori protagonisti del mondo dell’informazione”.
Ma non tutti, anche nell’Fnsi, hanno condiviso l’ennesima iniziativa di protesta del sindacato. E così, come si legge in una nota firmata dagli esponenti di minoranza della giunta Massimo Alberizzi, Cristiano Fantauzzi e Anna Russo, emergono tanti dubbi. “Non si capisce come mai se il fulcro della protesta è l’Inpgi, sia stata chiamata la giunta Fnsi e non il CdA dell’Inpgi”. E quindi. “Sicuramente il nostro Istituto di previdenza è qualcosa di assai importante per i giornalisti, soprattutto per i più giovani che rischiano di ricevere una pensione di pura sopravvivenza. Ma in queste condizioni francamente non ce la sentiamo di protestare davanti agli uffici del ministro Orlando. Impegnato in vertenze molto più pesanti sul piano sociale di quelle dei giornalisti. Dall’Ilva, alla Whirpool, alle trattative sullo stop ai licenziamenti del dopo Covid, per citarne solo qualcuna”. Hanno dunque annunciato il loro forfait. “Noi non ci saremo, anche perché un sindacato e un Istituto di previdenza che si rispettino dovrebbero essere dentro il ministero a trattare con il Ministro e non fuori a protestare contro il Ministro. Manca da parte del sindacato quel minimo di autocritica che sarebbe doveroso in un momento di emergenza e urgenza come l’attuale”.
Ma non è tutto. “Dare la colpa di tutti i mali dell’editoria alla crisi del settore è francamente surreale. Errori, grossi errori sono stati fatti anche del sindacato. E tanti. Con tutto il rispetto possibile, scendere in piazza per difendere anche il salario e le annesse prebende della presidente dell’Inpgi, superiori e, di molto, a quelle del suo omologo all’Inps e persino più alte dell’appannaggio del presidente della Repubblica, lo riteniamo immorale”. Parole dure che portano alla chiusura polemica: “Certo che se i dirigenti del sindacato avessero ascoltato di più le opposizioni non saremmo in queste condizioni disperate. Invece di criminalizzare gli avversari e le loro idee un minimo di attenzione forse sarebbe stato indice di saggezza”.
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