Oggi la Fnsi scende in piazza, la Federazione nazionale della Stampa ventila anche l’ipotesi di uno sciopero generale. Il sindacato dei giornalisti si riunirà in piazza Montecitorio e terrà un consiglio nazionale straordinario. L’obiettivo della manifestazione sarà quella di farsi ascoltare dal governo Draghi. In cima alle richieste dei giornalisti c’è il futuro della professione giornalistica. Tra precariato e le vicende dell’Inpgi, sullo scenario della post-pandemia e della digitalizzazione, la questione è scottante.
Nel presentare le ragioni dell’iniziativa, il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa, Raffaele Lorusso, ha dichiarato. “E’ necessario tornare in piazza perché il governo deve prendere atto della situazione di estrema difficoltà che il mondo dell’informazione sta affrontando. Servono interventi strutturali a sostegno di un settore vitale per la democrazia che lo accompagnino nella delicata fase di transizione al digitale già in corso”. Dunque ha aggiunto. “La professione è sotto attacco. Un intero settore industriale sta attraversando una crisi senza precedenti, ma per l’informazione non vengono pensate misure di sostegno che vengono messe in campo per altri settori. E’ in corso un’escalation preoccupante di atti volti a colpire i colleghi e l’esercizio stesso del diritto di cronaca. Tutti sintomi che non c’è oggi in Italia un clima favorevole a chi fa informazione, ma politica e istituzioni non vanno oltre una generica solidarietà”.
Infine Raffaele Lorusso ha affermato. “Il settore vive una situazione drammatica e l’attenzione del governo è tutta concentrata sull’Istituto di previdenza. Il commissariamento dell’Inpgi sarebbe il primo passo verso il commissariamento dell’articolo 21 della Costituzione, della professione giornalistica e del diritto dei cittadini ad essere informati. Non possiamo permetterlo”. E infine. “Domani porteremo in piazza le nostre proposte e richieste e la nostra voglia di dire no a questo disegno il cui obiettivo è solo quello di rendere il giornalismo in questo Paese sempre più debole. Il governo prenda atto che le criticità dell’editoria italiana vanno affrontate ad un tavolo con le parti sociali. E’ necessaria una nuova legge di sistema, se non ci saranno risposte la mobilitazione continuerà e il clima diventera’ piu’ aspro”.
Il presidente Fnsi Giuseppe Giulietti ventila l’ipotesi di uno sciopero generale. “Sarà inevitabile che il conflitto cresca e non per volontà nostra. Mi auguro non si debba ricorrere allo sciopero generale, ma nessuno può pensare di metterci in un angolo. Di fronte all’aggressione all’articolo 21 della Costituzione la nostra risposta sarà adeguata alla sfida di rilievo Costituzionale”. Dunque ha continuato. “Assistiamo al paradosso che l’Europa si appresta ad approvare norme contro le querele bavaglio, contro le minacce, per il sostegno ai media. E in Italia questo non avviene. Alle tante solidarietà ai cronisti minacciati e aggrediti non sono seguiti atti concreti. In piazza denunceremo questo e chiederemo risposte non solo sull’Inpgi, ma anche su querele bavaglio, equo compenso, tutela delle fonti, norme in difesa del diritto all’informazione. Dal presidente Draghi ci aspettiamo che convochi la Fnsi per mettere al centro il tema essenziale della riforma editoria. Non saremo corresponsabili del commissariamento dell’articolo 21 della Costituzione”.
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