È polemica in casa Cgil dopo il licenziamento di Massimo Gibelli, storico portavoce del sindacato. Accanto a Gibelli, per sostenerne le ragioni, si schiera la Fnsi che è pronta ad alzare la voce. Per difendere i diritti di chi ha lavorato per anni per ritrovarsi poi a fare i conti con una grossa delusione. La Fnsi affida la sua posizione a una nota stampa, in cui il sindacato scrive: “Per 40 anni Massimo Gibelli è stato dipendente della Cgil. Ha cominciato nel 1983: segretario allora era Luciano Lama e lui, come si definisce, un ragazzo di bottega all’ufficio stampa. Lì è cominciata la sua carriera che lo ha portato a diventare capo ufficio stampa ed anche portavoce dei segretari generali che si sono succeduti. Due anni fa il posto di portavoce del segretario generale è stato cancellato, una riorganizzazione interna legittima anche per un sindacato, ma il 4 luglio Gibelli è stato licenziato. A Massimo Gibelli non è stato offerto alcun altro incarico nell’organizzazione sindacale che, pure, avrebbe una sterminata possibilità di reimpiego. Una storia di demansionamento e diritti negati”.
Ma non basta. Perché il sindacato dei giornalisti incalza la confederazione generale del lavoro. E la segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante, afferma: “La Fnsi, che è il sindacato di tutti i giornalisti, ovunque lavorino e qualunque incarico ricoprano è e sarà al fianco di Massimo Gibelli. I giornalisti non possono essere considerati lavoratori di serie b e neppure essere vissuti come un fastidioso corpo estraneo in questa realtà che ha ceduto alla disintermediazione, lo stesso fenomeno che sta mettendo a dura prova anche i sindacati”. L’auspicio di Costante è che “la Cgil, impegnata come tutti noi a difendere la Costituzione, riesca ancora a tenere insieme le lotte di alto profilo politico e il rispetto dei suoi dipendenti, anche quando sono giornalisti”.
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